Prenderà il via ufficialmente il prossimo sabato il progetto di mantenimento e valorizzazione di un vigneto definito “storico” della varietà autoctona Enantio. Se ne era temuta l’estirpazione, ma grazie alla collaborazione tra Consorzio Tutela Vini Terradeiforti e il neo fondato Consorzio I Dolomitici e al supporto tecnico-scientifico dell’en. Francesco Penner della Fondazione Mach e del Museo degli Usi e dei Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige (Trento), il vigneto di località Mama d’Avio è salvo! Il vigneto si estende su una superficie di 6.000 metri quadrati con un impianto risalente ai primi anni del secolo scorso. Qui, da oltre cento anni è stato coltivato l'Enantio, su viti franche di piede sopravvissute alla fillossera,

Prenderà il via ufficialmente il prossimo sabato il progetto di mantenimento e valorizzazione di un vigneto definito “storico” della varietà autoctona Enantio. Se ne era temuta l’estirpazione, ma grazie alla collaborazione tra Consorzio Tutela Vini Terradeiforti e il neo fondato Consorzio I Dolomitici e al supporto tecnico-scientifico dell’en. Francesco Penner della Fondazione Mach e del Museo degli Usi e dei Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige (Trento), il vigneto di località Mama d’Avio è salvo! Il vigneto si estende su una superficie di 6.000 metri quadrati con un impianto risalente ai primi anni del secolo scorso. Qui, da oltre cento anni è stato coltivato l’Enantio, su viti franche di piede sopravvissute alla fillossera, attraverso un sistema di allevamento che fin dagli anni Sessanta è rimasto verosimilmente intatto, con doppie pergole, “vaneze” tra un filare e l’altro, dove si coltivavano cereali e ortaggi per uso domestico e zootecnicoe un pozzo ancora funzionante. L’interesse di questo vigneto è alto, sia sotto il profilo prettamente agro-enologico e della biodiversità, sia sotto il profilo etnografico. «La salvaguardia del vigneto» afferma la dottoressa Antonella Mott, conservatore ambientale del Museo degli usi e costumi della gente trentina, nella relazione seguita al sopralluogo avvenuto nel mese di febbraio «con il ripristino delle colture che un tempo venivano praticate tra un filare e l’altro, consentirebbe di avviare progetti didattici legati alle pratiche viticole tradizionali vs le pratiche viticole attuali, rivolti innanzitutto al pubblico scolare che, con appositi programmi, potrebbe partecipare attivamente, secondo debite modalità, alle attività agricole necessarie per la coltivazione di tale vigneto (dalla potatura alla vendemmia e dalla semina delle colture interfilari alla raccolta), ma anche al pubblico adulto interessato alla dimensione storico-etnografica dell’agricoltura praticata ad Avio e nelle zone limitrofe, e a tutti coloro che ad Avio avrebbero piacere di visitare un luogo dove ritrovare ricordi del passato». «Gli obiettivi del progetto», spiega il presidente del Consorzio Tutela Vini Terradeiforti Stefano Libera, « si legano alla tutela e valorizzazione dei “vigneti storici” presenti sul territorio della Terradeiforti; alla gestione attiva e volta all’attrazione turistica, attraverso la costituzione di un “parco-museo”, l’organizzazione di eventi e visite guidate, il gemellaggio con musei ed istituti di tradizione contadina, l’utilizzo a fini didattici e di sperimentazione; alla promozione e valorizzazione dei vini autoctoni del territorio». Il vigneto storico di Mama si affianca, infatti, ad altre attrattive presenti nel territorio della Terradeiforti. Si tratta di piccoli appezzamenti, a volte di alcuni filari di vigna, rimasti indenni al passare del tempo, delle malattie e degli attacchi parassitari, all’ammodernamento delle tecniche di allevamento della vite e alle “mode” di produzione vinicola. Ad Avio, nella splendida cornice del Castello di Sabbionara e grazie alla collaborazione con il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), è stato impiantato un vigneto di varietà storiche, già protagonista di visite guidate, soprattutto durante la partecipata manifestazione “Uva e Dintorni”. Non solo. A Dolcè (Verona), nell’azienda Albino Armani esiste una “Conservatoria delle viti storiche”, vale a dire alcuni filari di una decina di specie rare di vite, autoctone, che qui – grazie all’interessamento del titolare e tramite l’Istituto Agrario San Michele all’Adige – vengono coltivate e con le cui uve si effettuano microvinificazioni e sperimentazioni. E a Brentino (Verona), dove l’azienda agricola La Prebenda già imbottiglia un particolare cru di Enantio, franco di piede, appunto, proveniente anch’esso da viti risalenti agli inizi del secolo scorso. «L’interessamento dimostrato al progetto da parte dell’Assessore alla Cultura, Rapporti Europei e Cooperazione della Provincia Autonoma di Trento, Franco Panizza, ci sprona ulteriormente a formulare un piano di promozione che tocchi tutti i settori collegati, dall’agricoltura alla cultura, dal turismo alla didattica», sottolinea il Presidente Libera, «L’obiettivo condiviso è quello di salvaguardare un patrimonio storico-culturale unico, farlo rivivere e renderlo parte centrale di un progetto pluriennale, che favorisca tangibilmente le attività del territorio, in primis i produttori vitivinicoli, da anni impegnati nella tutela del territorio e nella promozione dei prodotti di qualità». «Un ringraziamento sentito» conclude il Presidente «va a tutte le persone che hanno contribuito alla divulgazione dell’esistenza del vigneto e alla costituzione di un “sentire comune” che ne ha sostenuto la salvaguardia. A tutti loro, e a tutti coloro che fossero interessati, va l’invito a partecipare sabato 27 marzo, alla potatura. Con forbici alla mano! ». Elisabetta Foradori, presidente del Consorzio I Dolomitici, ovvero degli 11 «Liberi viticoltori trentini», uniti dall’amicizia e da una visione comune che tende alla valorizzazione dell’originalità e della diversità della viticoltura trentina nel rispetto di un’etica produttiva condivisa, dichiara: «Abbiamo colto con entusiasmo e con passione l’opportunità di poter salvare e gestire il vigneto di Lambrusco a Foglia Frastagliata ( noi lo amiamo chiamare così, con il nome d’origine). Ci impegneremo tutti per recuperarne l’originalità attraverso una viticoltura sana che favorisca a pieno l’espressione della varietà . Questa vigna sarà anche il nostro punto di incontro in campo, visto che tutte le operazioni di gestione saranno effettuate dal Gruppo. Il vino che ne nascerà vorrà essere il simbolo della diversità e dell’originalità della viticoltura trentina , la cui biodiversità è stata pesantemente compromessa. L’aver “ adottato” questo vigneto rientra infine in uno dei progetti de I Dolomitici : il Gruppo si sta adoperando per iniziare un lavoro di selezione massale sulle varietà autoctone Trentine».