Brindisi, 3 novembre 2010 – C’è troppo vino in giacenza nelle cantine italiane. Per evitare ulteriori eccedenze produttive, due anni fa l’Unione Europea ha introdotto specifici aiuti economici destinati ai produttori che distruggono i grappoli d’uva non ancora giunti a maturazione, al fine di ridurre o azzerare del tutto la resa produttiva. È la cosiddetta misura della vendemmia verde, che nel 2010 ha visto il nostro Paese beneficiare di contributi comunitari pari a complessivi 16,4 milioni di euro, per la gran parte (87,5%) destinati alla regione Sicilia, seguita a lunga distanza da Piemonte (3%) e Umbria (3%). La misura della vendemmia verde non convince il mondo produttivo cooperativo. “È un intervento che a nostro avviso non aiuta a risolvere le criticità strutturali del settore”, ha dichiarato Adriano Orsi, Presidente del settore vitivinicolo di Fedagri–Confcooperative, nel suo intervento conclusivo all’Assemblea nazionale del settore vino in corso oggi presso la Cantine Due Palme di Cellino San Marco (Brindisi).
“Fedagri – ha spiegato Orsi – si è da sempre dichiarata contraria a tale misura, perché troviamo eticamente alquanto discutibile la scelta di finanziare aziende e produttori per distruggere il frutto del loro lavoro. La riduzione delle rese produttive inoltre si accompagna inevitabilmente ad un incremento dei costi fissi per unità di prodotto che comporta per le nostre cooperative un aumento del prezzo medio di vendita del vino con conseguente perdita di competitività”. Non è solo l’economia delle imprese a risentire degli effetti della vendemmia verde. Perplessità e preoccupazioni sorgono anche sul fronte ambientale, dal momento che, spiega sempre Orsi, “lasciare le viti prive di trattamenti fitosanitari e delle normali lavorazioni genera inevitabilmente problemi in ordine alla situazione sanitaria delle piante. Il taglio dei grappoli ancora verdi o l’utilizzo dei prodotti chimici per ridurre la resa può causare a lungo andare l’acidificazione del terreno ed altri effetti deleteri al terreno”. “In alternativa a tale misura – ha concluso Orsi – Fedagri-Confcooperative ha più volte proposto a Bruxelles, senza successo, di riconoscere a tutti i Paesi della Comunità una distillazione di crisi straordinaria per eliminare definitivamente quelle eccedenze produttive che ormai da troppi anni livellano al ribasso i prezzi all’origine delle uve e dei vini. Una proposta che, evidentemente, non è piaciuta e non è stata recepita”.