di Cosimo Piovasco di Rondò  – Lo ammetto: io di birra, del resto come di molte altre cose della vita, ho sempre capito poco. Pur essendo nato sotto il culo delle Alpi, dove la fabbricazione artigianale della birra per secoli è stata parte del costume della civiltà contadina, ho sempre fatto a meno della birra. Toh, ne avrò bevute dieci in tutta una vita. Forse mi sono perduto qualcosa, non so. Però ho bevuto molto altro e quindi non ho mai avuti rimpianti. Almeno fino ad oggi. Stamattina però, sono entrato in un bar, uno di quei posti che per me sono quasi una tana (Bar Tabacchi Fedrizzi – Bongiovanni, piazzetta General Cantore ad Ala, nella Lagarina trentina), ho salutato un po’ di gente, i giornali, le solite cazzate da vitelloni perditempo; poi ho ordinato un bicchiere di Muller Turghau Maso Michei. Stavo bevendo, quando ho alzato gli occhi al di là del bancone. Su una delle mensole dove Mauro, il governatore di questa tana accogliente che ogni tanto mi risucchia, tiene le bottiglie – di solite vuote – più pregiate e autorevoli della sua riserva. Tutti Champagne e grandi spumanti. Fra un Krug, un Dom Perignon, un Moet & Chandon (tutte rigorosamente svuotate) e un Giulio Ferrari Riserva (ancora da stappare), mi accorgo che sono comparse all’improvviso, l’altro giorno c’erano, due bottiglie sconosciute. Eleganti contenitori da settedecimi, etichetta essenziale: un bel tondo colorato all’interno del quale è disegnato il numero 32. Due bottiglie insolite, ma belle. Chiedo di cosa si tratti: birra mi risponde il governatore dei miei baccanali. Birra di un birrificio artigianale della Marca trevigiana: 32 Via dei Birrai. Per fortuna, o per sfortuna, con noi abbiamo sempre uno di quei meravigliosi aggeggi tecnologici che ti danno la sensazione di avere sempre tutto il mondo in mano, in qualsiasi momento. Poi non è vero, ma non importa. Mister google, mi restituisce la pagina di questo birrificio. Do un occhiata veloce. Ci tornerò su, magari stasera con più tempo. Quello che, invece, importa è l’effetto spettacolare che fanno queste due bottiglie accanto agli Champagne d’autore. Mauro dice che ne vale la pena. Se lo dice lui, c’è da credergli. E poi il fatto che Krug, Moet e perfino Dom Perignon, non si siano ancora ribellati e non abbiano ancora sbattuto di sotto queste due “intruse”, beh, anche questa è una garanzia. Più della parola di Mauro. Stamattina non ho tempo per fare assaggi. Ma, e me lo prometto, la prossima volta che torno qui, 32 Via dei Birrai sarà mia. A naso, credo proprio ne valga la pena.