Giorno: 4 Aprile 2011

Oggi mi dedico un po’ all’autocritica. E’un esercizio che fa sempre bene. A tutti. Le considerazioni di quel grande maestro del vino, e di tanto altro,  che è Angelo Gaja (vedi post precedente) a proposito del frastuono, di parole e di comunicazione, che circonda il mondo del vino, mi hanno fatto venire in mente un brano di Milan Kundera (L’insostenibile leggerezza

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In Italia il vino si comunica troppo. E il rumore non fa bene al vino. Fra i rumoristi, naturalmente, mi ci metto anch’io. Dico questo leggendo una dichiarazione illuminante, rilasciata a margine delle iniziative collaterali di Vinitaly dal grande vecchio del vino italiano Angelo Gaja, riportata integralmente dal blog Vino al Vino di Franco Ziliani. Su cui, come consiglia anche

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Il 2010 è stato un anno nero per il vino italiano sul mercato interno, a differenza di quanto è accaduto per l’export che invece è cresciuto quasi dell’8%. Questa non è un novità. Alcuni numeri rappresentano bene la situazione. Negli ultimi vent’anni il consumo interno è crollato del 30 % (fonte Nomisma), nell’ultimo anno per la prima volta il consumo procapite è precipitato sotto i 40 litri. Entrando ancora più nel dettaglio si scopre che sul mercato interno la sofferenza colpisce di più le bottiglie di qualità, ovvero quelle che si attestano su una fascia di prezzo medio e medio alto. Una ricerca di Coldiretti ha messo a fuoco alcuni altri dettagli: in Italia la famiglia media spende poco più di 40 euro al mese in bevande. Di cui 20 se ne vanno in acquisto di acqua mentre il budget familiare per l’acquisto di vino si ferma a 12 euro al mese. Sono i numeri che disegnano il contorni di un mercato in crisi. A questi si possono aggiungere quelli elaborati da uno studio di Vinexpo, il Salone del vino della camera di commercio di Bordeaux. Ecco la radiografia dell’Italia:

2° produttore di uva da vino;
1° consumatore mondiale di vini fermi in termini di volume (5° in termini di valore);
5° consumatore mondiale di vini frizzanti;
6° mercato mondiale in termini di consumo di vini commercializzati a più di 10 dollari (7,19€) la bottiglia;
1° mercato mondiale per il consumo di vini commercializzati a meno di 5 USD (3,59 €) la bottiglia;
1° esportatore mondiale di vino in termini di volume e secondo in termini di valore.

Riassumendo, esportiamo moltissimo in termini di volume, molto in termini di valore. Consumiamo ancora molto in termini di volume ma sempre meno in termini valore. Infatti siamo al sesto posto fra i paesi consumatori di vini sopra i 7 euro e i primi consumatori di bottiglie sotto i 3,50 euro. Ancora numeri che raccontanto di un problema. Ho fatto questa premessa, per invitarvi a leggere i resoconti delle interviste che Vinitaly ha organizzato in questi ultimi due mesi (l’iniziativa si chiama Aspettando Vinitaly e la trovate sul sito della fiera). Tre domande secche ai maggiori protagonisti del mondo del vino italiano. Di cui una dedicata appunto alla crisi del mercato interno. La domanda é:

Il gap del mercato italiano è di natura economica, culturale o è un problema di comunicazione?

Ecco come hanno risposto, giornalisti, imprenditori, enologi e winemaker italiani

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