La decisione dei vignaioli di sabotare la Mostra dei Vini Trentini, in programma a fine maggio, rischia di far saltare una situazione già al limite della resistenza. Di sicuro offre una rappresentazione realistica e piuttosto verosimile delle difficoltà, magari vere magari solo percepite ma per questo non meno Nicola Balter, presidente dei vignaioli del Trentinosignificative, in cui versa il mondo del vino trentino. Non so dire ancora se la reazione di Nicola Balter e dei suoi vignaioli sia o non sia proporzionata alla “provocazione”, chiamiamola così, della giunta provinciale, che ha deciso di sottorappresentarli nell’ambito della Consulta del Vino (1 solo voto su 15). Non è questo il punto. Almeno per ora. Vedremo come andrà la Mostra di maggio senza le etichette dei produttori indipendenti. Magari bene. Magari male. I bilanci li faremo dopo. Il fatto è, invece, che all’indomani di un Vinitaly non propriamente esaltante per il Trentino – chi ci è andato tutti i giorni se ne è reso conto -, il dialogo fra gli attori del vino trentino sembra si sia inceppato. Di questo bisogna prendere atto, al di la dei dettagli, delle sfumature, delle piccole polemiche, e delle piccole commedie, quotidiane. Il mondo del vino trentino sembra prigioniero di una visione autoreferenziale e frammentaria e fa fatica, anzi rinuncia, a impegnarsi dentro il percorso virtuoso di una dialettica in cui tutti i soggetti – e sono tanti e per fortuna diversi – si riconoscano fra di loro e si riconoscano, ancora prima che nella definizione strategica di un orizzonte da raggiungere, nel bisogno di individuare un obiettivo comune. E forse bisognerebbe (ri)cominciare proprio da qui. Con umiltà ma anche con coraggio. E magari anche con un po’ di ottimismo. Che non guasta mai.