Un nuovo metodo classico made in Vallagarina. E’ stato presentato sabato pomeriggio, in premiere assoluta, a Castel Noarna; un centinaio gli appassionati di vino, provenienti Senza titolo-1un po’ da tutto il nord est, che, pur sotto la pioggia, hanno aderito con curiosità all’iniziativa messa in campo da Marco Zani, il vignaiolo-ristoratore di Rovereto. Si tratta di un Blanc de Blanc, brut, quasi extra, di sole uve Chardonnay. E con questa bottiglia la Vallagarina si conferma terra vocata alla spumantizzazione di Chardonnay e di Pinot nero di collina. Un’identità territoriale che si sta definendo, seppure ancora in modo disordinato, ma che è stata confermata recentemente anche dalle segnalazioni del Gambero Rosso. Che ha affidato i mitici tre bicchieri a due spumanti prodotti a Rovereto, Letrari e Balter, e ad uno prodotto con uve coltivate sul monte Baldo, in quel di Brentonico: Altemasi Riserva Graal. I produttori di spumante in Vallagarina sono già una decina. Da oggi, a loro si aggiunge anche il Castel Noarna, che sarà comunque commercializzato a partire da dicembre. Per quella data sono attese sul mercato, altre due bollicine classiche che promettono grandi cose: Borgo dei Posseri e Maso Michei, aziende che lavorano, e vinificano, uve della montagna alense. Ma torniamo alla premiere di sabato al Castello di Nogaredo. La notizia è interessante perché è destinata a suscitare un certo dibattito fra i produttori; Zani non ha aderito al marchio Trentodoc: “Non voglio fare polemiche con alcuno, ma io da questa denominazione mi sono sempre tenuto lontano. Tutti i miei vini sono Igt. E per lo spumante ho scelto la denominazione del Vino Spumante di Qualità (VSQP, ndr)”. Dunque, dopo quella di Pojer e Sandri, un’altra importante defezione dal marchio sponsorizzato da Trentino Marketing. E questa volta, l’insofferenza nei confronti delle politiche provinciali in materia di spumante e di agricoltura arriva da uno dei vignaioli che contano di più in Vallagarina. Vedremo quali saranno gli sviluppi. A Castel Noarna, comunque, sabato non si è parlato solo di spumante. In anteprima, infatti, anche una bottiglia di Sauvignon, prodotta sempre nei vigneti della collina di Nogaredo, frutto della partnership fra il vignaiolo-ristoratore e la Casa del Vino di Isera; la coop di palazzo de Probitzer che riunisce viticoltori e istituzioni lagarine. E’ la prima esperienza di questo genere, perché mette in circuito le risorse della viticoltura con quelle dell’enoteca; una strada che il patron del locale, Luca Bini, considera come possibile apripista per iniziative simili da mettere in cantiere con altri soci. E’ un Sauvignon che gioca con il dialetto, quindi con le identità territoriali: si chiama “Sol”, sole, solo. Frutto di una viticoltura estrema, vendemmia 2010, e di scelte di vinificazione radicali: vigneto esposto al sole, agricoltura attenta ai canoni bio e biodinamici. Processo di lavorazione con tecniche esclusivamente naturali. E passaggio dalla barriques (un anno) alle bottiglie, senza filtrazione. I presupposti per un vino originale ci sono tutti. Le bottiglie, però, sono poche: solo 600. (Anche su Quotidiano L’Adige – 11/11/2011)