Qualche volta i ripassi (nel senso di ripassare, non della Valpolicella), fanno bene. E allora, qualche volta, vale anche la pena tornare su notizie bio2 vecchie. Seguendo il filo del ragionamento di Matteo, direttore di una cantina bio di Soave (Vr), (vedi commento al post precedente), sono andato a tirar fuori vecchie tabelle che avevo conservato nel mio archivio. Sono quelle pubblicate sul sito inumeridelvino.it a febbraio di quest’anno, sulla base del report del Sinab (il sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica) sullo stato del bio nel 2009. Da cui si desume che in viticoltura il Trentino è il fanalino di coda italiano (2 % della superficie coltivata), insieme a Veneto, Piemonte, Liguria e Friuli Venezia Giulia, e seguito solo dalla Valle d’Aosta (1 %). Questo, mentre la viticoltura centro-meridionale sfodera percentuali di tutt’altro significato: Basilicata (31 %), Marche (20 %), Calabria (12 %), Abruzzo (10 %), Toscana (9 %), Sicilia (8 %), Puglia (7 %), Lazio (7 %). Media italiana: 6 %. Eravamo nel 2009. Può anche darsi che il quadro generale sia cambiato significativamente, ma non credo. In Trentino, nel 2011, le superfici vitate a bio rappresentano, ancora, solo il 2,5 % del totale: il numero è stato fornito una settimana fa dall’assessore provinciale all’Agricoltura. Forse, allora, ha ragione Matteo quando scrive che in Trentino parlare di viticoltura bio serve solo a “smuovere le acque tanto per…”. Tanto per…, appunto. Ma tanto per cosa, mi chiedo. Ho la sensazione che se il Festival Bio di Manifattura Domani non ha bucato la notizia, appunto, dipenda anche da questi numeri. In questo settore, per colpa nostra, ammesso che sia una colpa, siamo l’ultima ruota del carro; e invece di chiederci, e di spiegare agli altri, il perché, pretendiamo di dare lezioni all’universo mondo, giocando al gioco dei Festival delle Eccellenze Naturali (che non abbiamo). E, se le cose stanno così, si capisce anche perchè siano in pochi a prenderci sul serio.

Per approfondimenti:

I Numeri del vinoSinab