Dopo le lunghe considerazioni sul mercato del vino trentino, ecco alcune cifre sintetiche che inquadrano realisticamente la situazione.
Il Trentino produce potenzialmente 1.250.000 quintali d’uva, da cui si ottengono poco più di 800.000 ettolitri di vino. Grosso modo la metà della produzione viene venduta allo stato sfuso, il resto imbottigliato. In bottiglie da 0,75 l sarebbero 50-60 milioni di pezzi. Se imbottigliassimo tutta la nostra produzione arriveremmo a 110 milioni di bottiglie! Invece ne imbottigliamo 220 di milioni. Ad un prezzo medio inferiore a 2 €/bott!
A monte, ossia nel vigneto, la resa media del liquidato dalle cantine sociali (quasi il 90% della produzione) è stata di 78 € al quintale d’uva conferita che, moltiplicata per la resa media unitaria provinciale di 128 quintali per ettaro, ha dato un rendimento medio di € 9.984.
A fronte di questa resa i costi di produzione unitari sono di circa € 13.000.  Il calcolo è facile: la pergola trentina richiede ca. 600 ore/ha retribuite nominalmente a 10 €/ora e sono 6.000 € di sola mano d’opera; il resto, per arrivare a 13.000 €, sono costi di produzione per le macchine, le scorte agrarie, ecc.
Si evince che il nostro viticoltore lavora in perdita per ca. 3000 €/ha. Non ha chiuso bottega solo perché non remunera correttamente il suo lavoro né quello dei familiari. Se non se ne rende conto lui, qualcuno, lì in alto, dovrebbe preoccuparsi.
I viticoltori di Mezzacorona che vantano una liquidazione di 92 €/q.le con, mettiamo pure, 140 q.li/ha di resa media, arrivano con i loro 13.000 €/ha a coprire a malapena i costi reali. C’è poco da star allegri anche lì.
A parte i 102 €/q.le di Roveré della Luna, dai 70 di Mori ai 68 di La Vis e via elencando, sono tutti in sofferenza.
Mal comune mezzo gaudio? Evidentemente no. La situazione appare ancora più preoccupante se la si confronta con i rendimenti a nord e a sud del Trentino. Nella vicina provincia di Bolzano la resa media nello stesso periodo è stata di ben 17.500 €/ha, seguendo un progetto territoriale che evidentemente ha dato frutti decisamente migliori. E se fino a qualche anno fa ci si consolava nel confronto con la vicina provincia di Verona, in una logica di sviluppo scalare, ora è saltato anche quel vantaggio. La liquidazione in Valpolicella, il vigneto più esteso della più grande provincia vinicola nazionale, ha raggiunto i 18.000 € all’ettaro.
Un caso? Il Lugana ha reso ancora di più.
Il Trentino, insomma, è letteralmente schiacciato fra due modelli diversi e molto più redditizi, sia direttamente che indirettamente, considerando anche l’indotto ambientale e turistico.
Il confronto perdente con Bolzano e Verona è confermato anche dal prezzo medio di vendita delle bottiglie: se quello trentino è inferiore ai 2 €, quello medio delle bottiglie altoatesine è di 4 €, mentre due gruppi come Zonin e GIV sono attorno ai 3 €. Un terzo in più di quanto realizzano mediamente i nostri due principali colossi industrial-cooperativi.
Il neo presidente di Mezzacorona, ha dichiarato ieri: “Occorre condivisione ora nella promozione del territorio” (Corsera, 22.01.12).
C’è da sperare che il territorio citato sia quello di sua competenza, così da permettere agli altri di sbagliare da soli.