oie_13223011gBQQ57gW (1)Ho colto l’invito di Cosimo a rivedere la trasmissione televisiva Fiammiferi del 4 maggio scorso su TCA e dico subito che NON va tutto bene, madama la marchesa, né poteva essere diversamente, visto il contesto.
Il contesto, sappiamo, ruota attorno all’autoreferenzialità strisciante dei politici o ex politici che, inevitabilmente, trascinano nel gioco “politico” anche chi politico non è.
Si fa finta, ormai inconsapevolmente, di proporre novità spacciandole per linee direttive dimenticando che un’analisi vera e disincantata ci direbbe quanto siamo lontani da quel rilancio del settore vitivinicolo che aspetta ormai da troppo tempo.
Il rilancio lo faranno gli uomini e le loro organizzazioni che, a parte l’irrecuperabile ritardo di 3-4 anni dall’inizio della crisi, dovrebbero finalmente trovarsi attorno ad un tavolo per programmare il futuro. Si è scoperto che il luogo dove mettere il tavolo non è laddove si è fatto il bello e brutto tempo negli ultimi due lustri, ma presso il Consorzio Vini del Trentino. Che c’era anche prima, con la differenza che nel 2000 i produttori scelsero di occuparsi solamente di tutela della produzione, lasciando la valorizzazione (oggi promotion) alla Camera di Commercio e a Trentino Marketing.
Per una questione di soldi, perché gli enti pubblici saldano a piè di lista.
Mai una volta, nemmeno per sbaglio, che qualcuno ricordi come in Trentino abbia avuto per 50 anni (1949-1999) un primato organizzativo invidiatoci da tutti in Italia, ossia il Comitato Vitivinicolo, tavolo interprofessionale e paritetico fra categorie che curava tanto la tutela quanto la valorizzazione delle produzioni. Capisco, i confronti sono sempre antipatici, ma arrivare al 2012 per convenire che la gestione del tutto debba fare capo ad un unico organismo (Consorzio Vini) stavolta imposto per legge, fa cadere le braccia.
Cade però anche qualcos’altro, leggendo degli indirizzi strategici e sentendo l’enfasi mellariniana: stimolo al Consorzio Vini perché assuma la funzione promozionale ed annuncio, come se fosse una novità, del Servizio di Enologia Applicata presso la FEM più altre cose che San Michele fa da sempre.
Dimenticandosi di dire che il Consorzio Vini ultimo, era stato strutturato per la sola tutela e che uno staff  incaricato della promozione non si improvvisa; che la promozione, per essere efficace, deve essere partecipata dalle Aziende anche sul piano finanziario (al 50% dei costi) e, soprattutto, che ci deve essere pariteticità fra le tre componenti professionali delle Cantine Sociali, dei Commercianti-Industriali e dei Vignaioli singoli. Infatti, attorno al tavolo delle idee, non debbono contare né gli ettari, né gli ettolitri, né il fatturato. Le buone idee per il programma futuro possono benissimo venire
anche dal più piccolo dei produttori, mentre capita spesso che il produttore più grosso debba anteporre esigenze di crescita continua all’interesse dell’intero territorio.

In un’ora di parole  nemmeno un accenno a questi temi. Eppure, se non gratti, è sembrata una bella chiacchierata, positiva per giunta! Basta non affrontare i nodi veri, evidenziando solo il bello, ed il gioco è fatto. La sensazione ponderata è che si tratti di un ennesimo esercizio di … gattopardismo per cambiare qualcosa affinché nulla cambi.
Ripeto, riconosco la buona fede degli intervistati, il contesto è quello che è, purtroppo. Il sacco in cima, però, non lo vuole prendere nessuno e si continua a tergiversare perdendo tempo prezioso.
I 4 o 5 Piani, ultimamente commissionati a vari esperti,  sono stati cassati dalle coop perché prevedevano una ridefinizione del loro recente modello di sviluppo. Cosicché con l’ultimo Piano le due Commissioni si sono fatte furbe ed hanno evitato di indicare un modello unico, spalmando iniziative su diversi soggetti salvandoli tutti. Non potrà mai funzionare. Perdere altro tempo sì. Gattopardando.

A meno che non cominci ad affermarsi il pensiero di un outsider come il sindacalista Fai-Cisl Fulvio Bastiani che ha ammonito Fabio Rizzoli AD del Gruppo Mezzacorona sca “affinché porga le scuse alla sua collaboratrice ricoverata e favorisca in tempi strettissimi l‘apertura di un tavolo per riprendere la contrattazione“. E’ successo, come riferisce il quotidiano Trentino, che, dopo tre settimane di stato di agitazione, tutte 30 le lavoratrici del magazzino ortofrutticolo Valdadige hanno deciso di scioperare per manifestare il proprio dissenso verso il mancato sblocco degli straordinari, mentre la rappresentante sindacale Fai-Cisl risulta ricoverata in neurologia a seguito di un malore che l’ha colpita al termine di un’accesa discussione con l’AD di Mezzacorona, appunto.
E’ proprio vero: non sono più le cooperative di una volta.

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