cari allevatori Riceviamo da Sergio Creazzi, di professione tecnico caseario, e volentieri pubblichiamo.

Il tema, ancora una volta, sembra off topic. Ma non lo è. Le cotraddizioni che si evidenziano nell’ambito del settore zootecnico e caseario, hanno la medesima originazione di quelle che andiamo denunciando da parecchi mesi su questo blog a proposito del comparto vitivinicolo. Per questo ci piace ospitare questo contributo coraggioso di questo coraggioso professionista trentino

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Leggo su un quotidiano di Trento del 28 luglio la presa di posizione di un allevatore della val Rendena nei confronti dell’apertura di un negozio da parte del caseificio Presanella nella piazza Righi di Campiglio, apertura che viene definita un affronto per gli allevatori della Val Rendena, allevatori che come sostiene giustamente un anonimo portavoce, si sacrificano giornalmente a mantenere la razza Rendena e il territorio montano in un contesto turistico.

Non so se in un ambito territoriale questa apertura possa essere considerata un’invasione o forse semplicemente un’occupazione di uno spazio libero da nessuno reclamato. Tuttavia nel fare questo ragionamento ci si dimentica la storia più o meno recente: negli anni Novanta una certa gestione del caseificio di Pinzolo portò dritto dritto all’assorbimento da parte del caseificio di Fiavè; Un passaggio gestionale incomprensibile, per una struttura produttiva collocata in un contesto ottimale, forse unico, invidiato da gran parte dei caseifici trentini, con una Dop (la Spressa) in arrivo, una struttura cooperativa efficiente nel produrre anche Trentingrana, (struttura che attualmente viene utilizzata parzialmente durante l’arco dell’anno) una razza bovina autoctona, il tutto nel bel mezzo della vetrina della val Rendena.

Per questi ed altri motivi, penso che i padri cooperatori che vi hanno preceduto si staranno rivoltando nelle tombe, vedendo quello che è successo e sta succedendo: un patrimonio lattiero caseario e socio/culturale a rischio di scomparire. E di scomparire insieme all’opportunità unica di sviluppare un territorio e i suoi frutti straordinari, in autonomia, in un contesto che potrebbe garantirvi oltretutto remunerazioni adatte al sacrificio quotidiano degli allevatori.

Per questo credo non sia giusto cercare di scaricare le le proprie responsabilità su strutture terze (Federazione Allevatori, Federazione cooperative o alla politica): forse è più utile un approfondito esame di coscienza di su quello che è accaduto nel recente passato, sugli errori e sulle scelte che hanno portato alla situazione di oggi. Un’attualità segnata dalla chiusura, anziché dall’apertura, di punti vendita. E anche dalla chiusura dei caseifici: l’ultimo a Borgo Valsugana, mentre altre sono già programmate. Mettendo le vostre aziende, se cosi continuerete, nella triste condizione di dover chiudere pure loro.

Tecnico Caseario

Sergio Creazzi