moriz termenoChe meravigliosa magia è il vino. Soprattutto alcune volte, quando dinamizza i tuoi pensieri. Quando rimette in moto la memoria e ti fa precipitare nella voragine mielosa dei ricordi. L’altra notte, prima di rincasare, mi sono fermato da uno dei miei spacciatori abituali. Ho chiesto un bianco. Fermo. Questa volta fermo.  L’amico enotecaro  mi ha proposto un Pinot Bianco: Moriz, Cantina di Tramin. Non mi ha nemmeno chiesto se andasse bene: è sempre così sicuro del fatto suo (e di conoscermi come le sue tasche) che il Moriz me lo sono ritrovato già nel bicchiere, sul bancone a cui ero appoggiato come ci si appoggia stancamente nel cuore della notte. Lo ho annusato. E’ bastato strusciare le narici e d’incanto i ricordi si sono scatenati. Il naso e il cervello si sono riempiti di fieno e di miele. E poi ancora miele. E poi ancora di fieno secco e di paglia. Era tardi e capita, a volte, a quell’ora di lasciarsi andare alla saudade e alla tenerezza dei ricordi. Avevo poco più di vent’anni, allora, e passavo il tempo fra baci clandestini e amori corsari. Quella volta finii dentro un fienile, con Anna. Il giorno dopo (lei, non io) si sarebbe sposata. Il miele avvolse quel pomeriggio, mentre il fieno e la paglia si appiccicavano ai corpi sudati di sesso. E quegli odori, di paglia e di miele, si mescolavano armoniosamente con l’amore. Come l’altra sera, davanti a quel bicchiere. Grazie, contadini di Termeno. Grazie per questo bicchiere di Moriz e per questi ricordi che si sono risvegliati d’incanto davanti ad un bicchiere di Pinot Bianco.

—–