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Ragazza con Guinzaglio – Paola Attanasio

di Massarello – In questa stagione chi può va in ferie, ma i contadini sono nei frutteti a raccogliere le prime mele o nei vigneti a combattere la peronospora. Dicono che ce ne sia a bizzeffe. Sappiamo come s’è sviluppata la stagione e non c’era da aspettarsi nulla di diverso. Mentre l’attenzione è concentrata sulla vicenda La Vis e sulla crisi di altre (troppe) cantine sociali – in attesa di conoscere come sarà distribuito il tesoretto di quest’anno di Cavit che le sistemerà (tutte) sul piano remunerativo – e mentre si sparano nomi di possibili presidenti di FEM, è tornata a far capolino sulla stampa anche la questione degli inquinamenti chimici in campagna. Che interessa tutti, consumatori compresi, anche perché non c’è bisogno di (sottaciute) tabelle per rendersi conto che il problema c’è ed è grave. Chi non ha un parente o un conoscente nella propria cerchia colpito da un qualche brutto male, scagli pure l’anatema. Non che tutto dipenda da come si fa agricoltura, per carità, ma non si può nemmeno sostenerne l’estraneità. Purtroppo.

Giorni fa a Cembra, Mario Pojer, allievo di San Michele e produttore coerente e appassionato a Faedo e Grumes, in un convegno su viticoltura di montagna e sostenibilità suggeriva fra l’altro di mettere a dimora viti resistenti alle fitopatie ottenute da incroci interspecifici almeno attorno agli asili, alle scuole ed alle case d’abitazione. Il suo vino si chiama Zero (residui) ed è già esaurito, ma dall’uditorio non c’è stata risposta e la sensazione rimasta è quella della parabola evangelica del seme caduto fra sassi e rovi.

Geremia Gios, anch’egli allievo di San Michele di cui è stato anche presidente e oggi direttore del dipartimento di economia all’università di Trento, come sindaco di Vallarsa una decisione in proposito l’ha presa. Coerente e determinata, com’è l’uomo. La stampa, spesso ciabattona, ha travisato parlando di biologico e dando subito fiato ai pompieri (qui). Gios si è sentito obbligato a un chiarimento (qui). Ognuno si faccia l’opinione che crede, ma legga per completezza anche il pezzo sulle api (qui) che mi ha fatto ricordare l’avviso di Einstein: “Se le api scompariranno all’uomo resteranno solo quattro anni di vita”.