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A volte ritornano. Il prossimo 2 settembre Vinodentro, la pellicola ispirata al Marzemino di Isera di cui fortunatamente si erano oramai perdute le tracce da tempi immemorabili, sarà protagonista della serata di Gala alle Giornate degli Autori di Venezia.

A rendere possibile una serata di gala che già si annuncia tra i momenti imperdibili alla Villa degli Autori è la collaborazione con Trentino Marketing (che cura l’immagine e la promozione del territorio), il Consorzio Tutela Vini del Trentino (la maggiore organizzazione di rappresentanza delle aziende vitivinicole trentine) e Trentino Film Commission (dinamica realtà a sostegno delle produzioni italiane e straniere che scelgono questa terra per le loro storie), cui il film deve il sostegno fin dalla fase ideativa. ..

A volte mi chiedo cosa spinga l’uomo a perseverare ostinatamente su una strada che si è già apertamente rivelata imbarazzante.

Questa pellicola ha mancato tutti gli appuntamenti internazionali del 2013 a cui era stata pomposamente destinata (in ordine: Berlino, Cannes, Venezia, Roma) ed è stata generosamente ospitata solo dal Festival del Giallo di Courmayeur.  Un passaggio così silenzioso che nessuno se ne è accorto. E chi se ne è accorto, è stato costretto a cimentarsi in recensioni di questo tenore (cineblog) :

… Che l’argomento stia a cuore ad Orgnani non è certo un mistero, dato che è cresciuto in quell’ambiente, ma l’impressione è che in tal senso si sia lasciato prendere un po’ troppo la mano. Anche perché la seconda parte, quella a partire dalla quale si devono inesorabilmente tirare le fila del discorso, si pone su un altro livello, le cui connessioni con la prima appaiono troppo opache, se non addirittura aleatorie. Cosa è stato, dunque, quell’incipit? Senza voler svilire ulteriormente la pellicola caricandola di inopportune domande, lo spettatore percepisce questo salto nel vuoto, dal quale il film riemerge cambiato, e non siamo sicuri se in meglio.

… La piega metafisica che infatti Vinodentro assume alla fine non può che capitolare sotto i colpi di un lungo, incerto preambolo, che ha condotto la narrazione a quel punto senza costruire solide basi per sorreggere tale conclusione. Spiace per Lambert Wilson, il cui valore non si discute e che non a caso, da francese, recita meglio di tutti gli altri italiani. Certo, non che Stefania Mezzogiorno sfiguri, ma il suo è un personaggio scritto in maniera talmente raffazzonata che nemmeno un’ottima attrice come lei ha potuto nulla.

… Un progetto, insomma, che su carta avrebbe convinto più o meno tutti, con quel suo rifarsi a certi intramontabili temi faustiani. Ed è a quel mezzo che appartiene, la carta, ossia la letteratura. Perché purtroppo di soluzioni afferenti al medium cinematografico se ne scorgono davvero poche e mal assortite. Un collage di intuizioni magari interessanti prese a sé, ma che nell’insieme generano un senso di inconsistenza alla quale sembra non esserci alcun rimedio. Nemmeno attraverso le svariate, gradevoli citazioni colte.

Di fronte a questa disfatta, forse era meglio dimenticarsi di questa pellicola. E magari andare dalle parti di Venezia con qualche prodotto di maggiore dignità, fra quelli finanziati dalla Trentino Film Commission. Mi viene in mente il piccolo capolavoro di Erri de Luca (Il turno di notte lo fanno le stelle). Per esempio. E invece no. Sempre in direzione opposta e contraria a quella suggerita dal buon senso. La direzione degli zombi.