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A volte pensi di sapere tutto, e poi scopri che ti manca sempre un pezzo di qualcosa.

Ieri sera, per esempio, fra un piatto di peoci saltati in padella e  uno di lumachine in umido a casa dell’amico Pasquale ho scoperto questo vino: il Müller Thurgau  Letrari (2012). Non sospettavo nemmeno, da ignorante quale sono, che Nello e Lucia si dedicassero ancora a questa varietà. Però la scoperta è stata piacevole assai. E anche di più.

Dunque, il Müller non rientra fra i vini che prediligo. A volte lo trovo piuttosto piatto – e ce ne sono molti in giro di piuttosto piatti – e a volte lo trovo troppo acidulo, troppo verticale, quasi una sciabolata che ferisce la bocca, soprattutto per le bottiglie di qualità da uve di alta collina.

E invece l’esperienza con questo Letrari è stata rivelatrice delle possibilità e delle potenzialità del Müller. In una sola parola: equilibrio. Sì, l’equilibrio fra le tensioni della freschezza e la rassicurazione di una sensazione calda. Equilibrio fra le note vegetali e le sensazioni fruttate. Non so da dove arriva l’uva che finisce in questa bottiglia, se dalla collina, dalla montagna o dal fondo valle. Ma ho l’impressione che questa sia la strada maestra per il Müller trentino.