champagne

Ieri ho messo piede, fugacemente, nel padiglione trentino di Veronafiere. Ora lo posso anche confessare. Giusto il tempo di fare due chiacchiere con qualcuno e di fare qualche assaggio  di qualche novità: non vi potete nemmeno immaginare dove sia finito a bere e con quale squisita accoglienza! Ma di questo vi racconterò magari più in là.

Per oggi solo una nota di amarezza. L’amarezza che segue alla presa di coscienza della quasi inutilità di questo blog.

Fra gli altri, mi sono intrattenuto per qualche minuto, perché eravamo sul piazzale e la pioggia era battente, con uno dei volti immarcescibili del TRENTODOC. Un bravo professionista, sempre in buona fede, almeno credo. Ma anche lui, temo, vittima del castello di carta che in questi anni si è costruito attorno al marchio collettivo. Che, fra collane di perle, divanetti di pelle e tavolinetti riservati, non smette ancora di scimiottare con provinciale comicità, l’aura esclusiva, suggestionante e perfortuna irripetibile della Champagne

Quando mi ha visto, senza nemmeno lasciarmi parlare ha sentenziato più o meno così: “Ora abbiamo tutto, abbiamo tutte le tipologie di spumante che si possano immaginare, tutte di ottima qualità, la strada è segnata: ora è solo una questione di comunicazione. Perché per il resto noi ormai siamo come la Champagne i nostri prodotti sono anche migliori di tanti Champagne”. Evvai.

Ho nicchiato, non ho detto nulla. Ho acceso una sigaretta e sono andato via. Non avevo voglia di imbastire polemiche sotto la pioggia fradicia di ieri.

Ma qui, oggi, qualcosa la voglio dire. A parte l’ingenuità di attribuire alla cosiddetta “comunicazione” un ruolo centrale nella costruzione di una denominazione. Lo dico anche contro i miei interessi: sono convinto che le denominazioni abbiano più a che fare con l’economia e la società reali che con i virtuosismi e la virtualità delle parole. E che l’accentuazione del ruolo miracolistico della comunicazione sia un maledetto utile (?) alibi.

Ma ciò che mi ha in qualche maniera annichilito e fatto soffrire è stata l’evocazione dello Champagne. Mi sono tornati in mente i tempi tetri e bui di qualche anno fa, quando il TRENTO era interamente in mano a Palazzo Roccabruna e il suo patriarca, l’attuale direttore di Camera di Commercio, non perdeva occasione, sfiorando talvolta vette inesplorate di comicità, per sottolineare la presunta superiorità del TRENTO rispetto allo Champagne. In rete deve essere rimasta ancora qualche traccia delle sue favolose narrazioni. Ma intanto il (quel) tempo è passato, le cose a Trento sono cambiate (?) e insieme pensavo fosse stata archiviata anche la detestabile stagione champagnista. E invece no: a quanto pare ci risiamo. Per qualcuno il tempo si è fermato. O non è mai passato.

Del resto, in questi giorni, mi rendo conto che questa strada, la strada della provinciale evocazione dello Champagne, come strumento comunicazionale utile a nobilitare (ma ce ne è bisogno, mi chiedo?) il metodo classico domestico, sta imperversando anche in Franciacorta. Qualche giorno fa Vittorio Moretti, il pretendente al trono di Zanella, in un’intervista rilasciata a Franco Ziliani e pubblicata su Le Mille Bolle Blog, dichiarava: “Siamo (riverendosi alla Franciacorta, ndr) la Champagne d’Italia”. Ebbravo Vittorio, che, a quanto pare, ti sei perso sulle montagne di TRENTO. Ma tu, non fare come Andrea e cerca di tornare (in te), per l’amor di dio e per l’amor della Franciacorta.

Qualche giorno fa, poi, attorno a Vinitaly è andata in onda una curiosa competizione (alla cieca) fra Franciacorta e Champagne, intitolata The Judgment of Verona, organizzata, mi par di capire, da quei simpatici (e competenti) mattacchioni (che se non ci fossero bisognerebbe inventarli) di Intravino in collaborazione con la fierona di Verona. E fin qui tutto bene. In fondo, ciascuno fa e beve quel che vuole a casa sua. L’evento, tuttavia, da come si capisce dalla locandina, era supportato anche dal Consorzione bresciano (supported by Franciacorta). E qui, se mi posso permettere, dico che va meno bene. Molto meno bene. Perché un conto è che questo gioco lo faccia un gruppo (o un gruppone) di amici, per altro seri e titolatissimi a bere, a giudicare, a degustare, a consigliare e anche a fare opinione. La giuria del resto, come si dice in questi casi, era altamente qualificata [*]. Altra faccenda, invece, è che operazioni come queste siano avallate, e supportate, da un Consorzio, ovvero dal soggetto che istituzionalmente ha il compito di tutelare il disciplinare territoriale. Come ho sempre scritto anche a proposito del TRENTO, l’unica chiave possibile per valorizzare un disciplinare sta ne suo profondo radicamento territoriale. Mettere a confronto territori in spericolate gare competitive, per stabilire un’improbabile gerarchia, significa ucciderne il cuore e il sapere identitario. Vuol dire accettare l’inganno esiziale della comparabilità, operazione che svaluta e destruttura l’unicum territoriale, introducendo il principio della sua infinita duplicabilità, attribuendo, nel caso di specie, una funzione dirimente esclusivamente al metodo ovvero alla tecnica. Una trappola culturale. Ancora prima che enologica.

Pensateci amici franciacortini e amici trentodocchisti. E pensateci bene anche voi nuovi amici serenissimi. Pensateci bene.

 

[*]

L’elenco dei giudici:

1. Adriano Aiello (Dissapore)
2. Cinzia Benzi (Identità Golose)
3. Pier Bergonzi (Gazzetta dello Sport)
4. Massimo Billetto (FIS)
5. Antonio Boco (WineNews, Tipicamente)
6. Nicola Bonera (AIS)
7. Wojciech Bonkowski (timatkin.com)
8. Gianluca Castellano (Scarello agli Amici, ** Michelin Udine)
9. Bernardo Conticelli (pr. Manager Italia Bettane+Desseauve)
10. Jacopo Cossater (Enoiche Illusioni. L’espresso)
11. Aldo Fiordelli (L’espresso/Civiltà del Bere)
12. Alessandro Franceschini (Spirito DiVino)
13. Fabio Giavedoni (Slow Wine)
14. Maurizio Gily (MilleVigne)
15. JP Gravina (Enogea/Pietre Colorate)
16. Jobst von Volckamer (Merum)
17. Luca Martini somm. campione del mondo
18. Fabrizio Pagliardi (Le migliori 99 Maison di Champagne)
19. Jeremy Parzen (DoBianchi)
20. Pasquale Porcelli (WineSurf)
21. Mario Pojer (Pojer & Sandri)
22. Gianni Sinesi (somm. Reale *** Michelin)
23. Vincenzo Donatiello (somm. Piazza Duomo di Alba *** Michelin)

Per Intravino
Andrea Gori (Già Ambassadeur du Champagne pour l’Italie)
Alessandro Morichetti