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Il 31 marzo scorso il professor Geremia Gios, a Trento, ha lanciato la sua piattaforma per un nuovo modello cooperativo, in vista del rinnovo, a giugno, dei vertici della Federazione delle Cooperative del Trentino.

Trentino Wine ha deciso di condividere con i lettori e i commentatori il testo integrale dell’intervento di Gios, che ringraziamo per aver concesso al nostro blog i diritti di pubblicazione.

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di Geremia Gios – Vengono di seguito riportate in forma sintetica alcuni pensieri, espressi nell’incontro del 31 marzo relativi ad alcune proposte per un programma per la Federazione trentina. Si tratta di un documento aperto che può accogliere il contributo di tutti coloro che pensano di avere qualche cosa da dire.

 

  1. Penso a quest’incontro come all’inizio di un percorso:

– breve;

-necessario per maturare insieme alcune idee;

-informale ossia che faciliti il confronto delle idee senza che ciò che si dice debba essere interpretato in funzione di cariche più o meni ipotetiche. Non è necessario “rivedere tutto”, ma è necessario potersi “dire tutto”

Alla fine di tale percorso, se si condividono alcuni punti fermi sarà possibile individuare un/a candidato/a.

Si tratta di un percorso necessario perché, anche per la cooperazione, vi sono momenti in cui la continuità, da sola, non basta più. Questo nonostante il fatto che la stessa abbia:

  • radici che risalgono a molto lontano nel tempo;
  • sia cresciuta molto;
  1. Intraprendere questo percorso non significa mettere sotto processo il passato e le persone che l’hanno interpretato; è cambiato il contesto ed è quindi necessario modificare il comportamento. C’è stato il tempo della crescita e dell’abbondanza di risorse, ora è il tempo della sobrietà e dell’innovazione. Si tratta di passare dalla quantità alla qualità, dall’attenzione al presente alla tensione verso il futuro.
  2. I valori della cooperazione rimangono attuali forse più attuali oggi di ieri. E’ necessario interpretarli in maniera adeguata identificando la cooperazione come:
  • uno strumento per la creazione di imprese (imprese che non necessitano da subito di grandi capitali individuali, ma che sappiano puntare sulla valorizzazione collettiva risorse e sulla capacità di radicarsi rispondendo alle esigenze specifiche del territorio):
  • una scuola permanente di formazione alla socialità, alla gestione d’impresa, alla gestione del bene comune;
  • una modalità per mantenere legato al territorio il controllo dell’impresa.
  1. Uno dei problemi più urgenti risulta essere, allora, quello di conservare i principi e l’efficienza gestionale, adottando comportamenti coerenti verso l’interno e verso l’esterno del mondo cooperativo. Nello specifico, verso l’interno è necessario riflettere su alcuni punti:
  • nel periodo della forte crescita degli anni ’80-‘90 l’attenzione si è orientata verso gli aspetti funzionali-aziendali proponendo modelli di gestione a livello di sistema in cui la singola cooperativa veniva considerata come componente di una holding mettendo in secondo piano la possibilità di utilizzare le logiche delle reti d’impresa. In questo senso c’è stato un ritardo nella definizione del ruolo del socio e delle modalità con cui gestire il passaggio da forme di democrazia diretta (quali quelle tradizionali) a forme di democrazia delegata e strutturata come l’aumento delle dimensioni in alcuni casi richiede.
  1. Verso l’esterno:
  • è necessario passare dalla richiesta di più protezione, più sicurezza, maggiori fondi, alla proposta di regole che consentono uno sviluppo basato sulla responsabilità, la valorizzazione delle persone, la condivisione degli obiettivi;
  • mondo cooperativo ed amministrazione pubblica devono collaborare in maniera leale, nella chiarezza dei rispettivi ruoli condividendo alcuni obiettivi di fondo collegati con la sostenibilità dello sviluppo locale.
  1. Il principio guida deve essere la sussidiarietà nel suo significato originario. Tutto quello che è possibile fare al livello più basso non deve essere trasferito ai livelli più elevati; in questa logica
  • è centrale il ruolo del socio;
  • le cooperative di primo grado rappresentano l’elemento fondante;
  • le cooperative di secondo grado devono essere al servizio di quelle di primo grado;
  • ove necessario vi possono essere società di sistema costituite in forma diversa da quella cooperativa ma controllate da cooperative;
  • la federazione non è un terzo grado gerarchicamente sovraordinato, ma un “luogo” di coordinamento e di condivisione di obiettivi, modelli di riferimento, buone pratiche.
  1. Le tre funzioni tradizionali della Federazione – sindacato, revisione, fornitura di servizi – vanno interpretate alla luce di quanto sopra. Pertanto la Federazione deve essere più snella e meno costosa. Inoltre:
  • la funzione di sindacato va interpretata nell’ottica di chiedere regole adeguate alle specificità del movimento cooperativo;
  • la funzione di revisione va potenziata evitando, tuttavia, sovrapposizioni con altri istituti ed interpretazioni burocratiche;
  • la fornitura di servizi va semplificata mantenendo l’impegno diretto per quelli innovativi e/o particolarmente specifici e delegando tutti gli altri a cooperative già esistenti o che possano formarsi ad hoc.
  1. Esiste un problema di coerenza tra principi e comportamenti. Coerenza necessaria anche per avere credibilità. Per questo è necessario ridurre i compensi di presidente e consiglieri e introdurre una regola per cui all’interno del sistema o c’è un limite al numero di cariche o dopo le prime 2/3 cariche, le altre devono essere assunte in maniera del tutto gratuita.
  2. Infine un problema impegno che riguarda tutte le componenti a partire dai presidenti, dai consiglieri fino ai singoli soci. Se si deve cambiare salvaguardando i valori fondanti è necessario il contributo di tutti, non è più il tempo delle deleghe in bianco o dell’uomo solo al comando. E’ il tempo di costruire insieme. Per questo oggi non serve un/a candidato/a, ma la condivisione di obiettivi e di un percorso. Camminando insieme si fa fatica, ma si può costruire per il futuro. Non ci sono scorciatoie. E’ necessario l’impegno diretto di tutti ed il contributo di ognuno. Se c’è questa volontà, se c’è la consapevolezza di dover andare avanti con i piedi nel solco dei valori fondanti del movimento, credo che nonostante le difficoltà i risultati positivi non mancheranno. Quello che posso augurarmi e augurare a tutti noi cooperatori è che ci sia la volontà di molti di intraprendere questo cammino come segno di riconoscenza verso chi ci ha preceduto e come segno d’affetto verso chi verrà dopo di noi.