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Chi mi conosce sa che non vado matto per questa varietà, la Zicolaa ovvero l’Ambrusca a foglia Frastagliata (modernamente rinominata Enantio). E infatti per questa ragione, credo, questa bottiglia l’avevo dimenticata in cantina. L’altro giorno, un po’ per curiosità e un po’ per noia l’ho aperta. E’ il Ciso dei Dolomitici 2010, la prima annata. Tutta la storia di questa bottiglia e di questo progetto, se avete voglia, la potete leggere qui.

Cosa dire? E’ stata una gradevole scoperta. Ho affrontata la bev(ut)a con qualche pregiudizio. Di solito non riesco mai a farmi piacere le naturali astringenze di questo autoctono selvatico e severo della Val d’Adige.  E invece questa volta ci sono riuscito. Dopo cinque anni dalla vendemmia e a tre anni dall’imbottigliamento, questo vino è diventato un’altra cosa rispetto a come lo ricordavo.

Resta pervaso da una nerboruta vegetalità, ma ben addensata dentro un corpo ammorbidito e ampio, quasi liquoroso. Per niente evoluto, anzi ancora fresco e dirompente nell’attacco, che poi si fa ampio e avvolgente di prugna e marasca al naso in bocca. E insieme, su un sottofondo erbaceo balsamico, si insinuano piacevoli sensazioni terziarie di pepe e caffè. Una (ri)scoperta questa Ambrusca Zicolaa. O questo Enantio. O quello che è. Di sicuro, comunque, questo è il Ciso 2010.