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Oggi sono entrato in locale alla buona. Anzi, mi sono seduto fuori, ad un tavolino sulla veranda. Ero in compagnia di un degustatore Onav, stavamo organizzando un appuntamento insieme per settembre. Alla barista abbiamo chiesto un vino bianco. “Buono o comune?“, ci ha chiesto lei. Siamo andati sul buono, senza fare troppe domande. Dopo qualche minuto il vino è arrivato. Io e il mio amico abbiamo continuato la nostra conversazione e intanto abbiamo svuotato il bicchiere. Senza infamia né lode. Alla fine, ci siamo detti: “Cosa sarà? Uno Chardonnay scadente? Un Pinot Bianco da battaglia? Un Pinot Grigio merce?“. Entrambi ce la siamo giocata così, concordemente. Qualche minuto dopo la barista è tornata, con il conto (5 euro) e con cortesia ci ha chiesto se il vino ci fosse piaciuto. Sorridendo, le ho lasciato intendere che in giro ci sono cose migliori. E poi gli ho chiesto cosa fosse: “Gewürztraminer“, ha risposto.

Io e il mio amico, il degustatore Onav, ci siamo guardati attoniti; come dire: allora io e te non capiamo un cazzo e forse dobbiamo cambiare mestiere; come diavolo si fa a scambiare uno Traminer per uno Chardonnay? La signora deve aver inteso, dalle nostre facce, che qualcosa non andava. Si è allontanata e subito dopo è tornata con la bottiglia. In effetti si trattava di una bottiglia di Gewürztraminer Trentino Doc, di fabbricazione cooperativa.

Non so. Forse dipende da me. Forse dal mio amico Onav. Forse da un cortocircuito delle denominazioni e delle varietà. Ma qualcosa che non va di sicuro c’è. Ci dev’essere.