A mettere le mani avanti non si sbaglia mai, dice il detto. Deve aver ragionato in questo modo il CdA di Consorzio Vini del Trentino che ha deciso di suggerire, seppure in regime transitorio, e già dalla vendemmia di quest’anno, l’aumento delle rese ettaro/ettolitro previste dalla proposta di modifica del disciplinare Trentino Doc, il cui iter di approvazione tuttavia è ancora in corso: la pubblicazione sulla G.U, infatti risale allo scorso 3 agosto, e da quella data decorrono due mesi di tempo per eventuali opposizioni e contro deduzioni. Del resto ci sono in ballo tanti soldi e la vitivinicoltura, prima ancora che poesia della terra, è una questione di soldi. Tanti. Diciamo che questa modifica, occhio e croce, ai prezzi medi correnti e stando sul prudenziale, significa 1000/1500 euro in più ad ettaro per i contadini e altrettanto per gli imbottigliatori.

Con una circolare di oggi il neo direttore Graziano Molon ha comunicato alle aziende associate la “possibilità” di saturare le nuove soglie già da quest’anno: 150 quintali (+30 IGT) e 105 ettolitri (+31,5 IGT). Mettendo tuttavia in chiaro che “in questa ipotesi, nel caso in cui il procedimento di approvazione delle modifiche al/ai disciplinare/i da parte del Mi.P.A.A.F. si concludesse dopo la data ultima per la denuncia della produzione d’uva (15 dicembre), tutto il prodotto indicato in tabella nella riga con sfondo giallo, anziché rivendicare la D.O.C., andrebbe declassato a vino Pinot grigio I.G.T. (o generico)“. Quindi la scelta è a rischio e pericolo delle aziende. Rischio e pericolo che tuttavia, stando alla circolare ,sembra doversi considerare pari a zero; non solo, infatti, questo regime transitorio è stato individuato “ in accordo con l’I.C.Q.R.F. di S. Michele a/A / Conegliano Veneto e la P.A.T“, ma, e per questo, “il Consiglio di Amministrazione del Consorzio, coerentemente con la richiesta di modifica fatta e nella convinzione che la strada scelta sia quella corretta sia per procedura che per contenuti, ritenuto altresì che vi siano i presupposti per una conclusione positiva dell’iter di modifica, ha deliberato all’unanimità di invitare le Cantine associate a seguire la procedura indicata nella 3^ opzione che prevede per il Pinot grigio la possibilità di avvalersi del nuovo massimale di resa per ettaro pari a 150 quintali più supero del 20%“.

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Sempre in accordo con  in accordo con l’I.C.Q.R.F. di S. Michele a/A / Conegliano Veneto e la P.A.T, Consorzio Vini del Trentino prospetta un’altra soluzione, diciamo così intermedia, che salva capra e cavoli e a zero rischio:

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Chiaramente, le aziende sono libere di aspettare che la nuova disciplina diventi definitiva e ottenga l’imprimatur del Mipaaf. E quindi possono continuare ad applicare i massimali attualmente in vigore.

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