Tre-bicchieri-trentino

Le guide (e i concorsi) valgono per quel che valgono, non smetterò mai di scriverlo. Però, siccome non sono propriamente quel che si dice un’anima bella, so bene che guide e concorsi sono un pezzo, un bel pezzo, della filiera commerciale vitivinicola: insomma se sei su una guida, magari di quelle importanti come quella di cui sto per scrivere (o vinci qualche medaglia d’oro a qualche concorsone), è più facile vendere le tue bottiglie e magari è più facile venderle ad un prezzo più alto e con maggiori marginalità. Quindi, non prendiamoci in giro: possiamo anche dire che i risultati di una guida come quella del Gambero non ci interessano e che non ci piacciono, ma non possiamo far finta che il Gabero non esista. Perché, soprattutto all’estero, i suggerimenti trebicchierati contano e contanto anche molto per far vendere meglio, e di più, una bottiglia.

E vengo al dunque: oggi sul blog di Pignataro ho letto le anticipazioni che riguardano il Trentino. Niente di che, risultati ampiamente previsti e prevedibili: sette TRENTO tutti meritatissimi – e non mi stupisce la luminosa assenza di Rotari Flavio – e poi tre vini fermi: il superlativo Vigna delle Forche di LaVis – Mueller da campioni dei campioni da coltivazioni di montagna (vera)- , un Vino Santo (Arele di Pravis) e il classicissimo San Leonardo (2010). Niente di veramente nuovo, quindi, sotto i cieli del Trentino: né in quanto a numeri, né in quanto a tipologie. Siamo nella media degli altri anni: con la prematura, e alla fine anche attesa, scomparsa del buon vecchio Teroldego; ma era nelle cose: rossi e autoctoni in Trentino non sono né amati né promozionati. Relegati nel sottoscala della trentinità archeologica di cui ci si vergogna. 

Però, in questo ritratto del Trentino enologico, che esce dalla guidissima gamberata, c’è qualcosa che non va. E qualcosa che non mi piace, perché è inverosimile. Sette segnalazioni su dieci riguardano una tipologia che rappresenta poco più, a spanne, del 5 % del vino trentino prodotto da uve trentine. E il resto? L’altro 95 % del vino locale cos’è? Solo vino industriale? E’ davvero così che abbiamo ridotto il territorio? Siamo riusciti nell’impresa impossibile di cancellare il 95 % del nostro territorio e la totalità del nostro autoctonismo?

Naturalmente non è del tutto così, le bottiglie meritevoli (fra i vini tranquilli e fra i vini rossi) ci sono, magari in volumi poco significativi ma ci sono: mi viene in mente il Teroldego di Elisabbetta Foradori, il meraviglioso Gran Masetto di Endrizzi, qualche Marzemino della zona dei Ziresi, i formidabili bianchi base Chardonnay di Cavit prodotti con le uve di Maso Toresella il Sauvignon di Balter, il magnifico Manzoni di Vignaiolo (Alessandro) Fanti, il Mueller Maso Michei di Albino Armani 1607, il  balsamico Pinot Nero Faedi di Bellaveder. Cito solo i primi che mi vengono in mente ma potrei continuare a lungo. Ma questi sono vini che non contano più; e forse non hanno mai contato un granché: probabilmente i campioni non vengono nemmeno presentati all’assaggio delle guide, perché la politica ha scelto che il Trentino vinicolo debba essere rappresentato solo, ed esclusivamente, dalla denominazione TRENTO. Mentre tutto il resto deve essere nascosto, perché il territorio (il 95 % del territorio) deve essere obliato e funzionalizzato, esclusivamente, alla produzione seriale e industriale destinata alla GDO. Uno schema ideato in origine in ambiente cooperativo e oggi divenuto modello egemone dominante capace di orientare anche le scelte dei piccoli produttori. 

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I TRE BICCHIERI 2016 DEL TRENTINO

San Leonardo ’10 – Tenuta San Leonardo

Trentino Müller Thurgau V. delle Forche ’14 – La Vis/Valle di Cembra

Trento Brut Altemasi Graal Ris. ’08 – Cavit

Trento Brut Domini Nero ’10 – Abate Nero

Trento Brut Dosaggio Zero Opera Ris. ’08 – Opera Vitivinicola in Valdicembra

Trento Brut Methius Ris. ’09 – F.lli Dorigati

Trento Brut Riserva del Fondatore 976 ’05 – Letrari

Trento Dosaggio Zero Ris. ’10 – Nicola Balter

Trento Extra Brut Lunelli Ris. ’07 – Ferrari

Vino Santo Arèle ’06 – Pravis