IMG_0029

Qualche settimana fa la notizia strombazzata urbi et orbi, che assegnava ai friulani dell’Università di Udine un primato nell’approntamento di dieci nuove varietà di vite.
La FEM di San Michele, dorme? Provocarono i provocatori di sempre. No, Fem non dormiva.
Per ottenere nuovi vitigni da incrocio s’impiegano anni, decenni. Semmai s’era trattato di un sorpasso a destra, magari di un qualche sperimentatore formatosi proprio in FEM, magari un episodio simile alla boutade bolzanina della laurea magistrale in viti enologia di montagna, proprio all’indomani della decisione della stessa FEM di avviare un analogo corso di laurea breve, però in casa e d’intesa con l’Università di Trento.
Sia come sia, alla presentazione delle varietà resistenti della FEM, un paio di giorni fa a San Michele all’Adige (TN), c’erano un buon numero di tecnici e qualche rappresentanza istituzionale. Mancavano però i direttori d’orchestra, coloro cioè che decideranno se farle impiegare o meno queste nuove varietà; perché i lavori – sul territorio – non prevedono a breve modifiche in corso d’opera.
Fuor di metafora, di nuove tipologie a disposizione ce ne sono, eccome, tanto fra i bianchi, quanto fra i rossi. Uno Chardonnay con ottimo livello di resistenza controllata su pianta per 8 anni consecutivi, un Pinot bianco x Chardonnay intensamente profumato e adatto al Guyot, un Teroldego x Petit verdot pepato, un Müller Thurgau x Viognier adatto anche per base spumante, un interessante Vermentino x Sauvignon bianco, fino all’F15P105 (F=fila, P=pianta) Incrocio Manzoni x Petit Manseng (se ho inteso bene) che dà un vino particolare di buona acidità e leggera nota aromatica.
Questi 6 bianchi si completano con i due già iscritti IASMA ECO 3 ed ECO 4 (Moscato Ottonel x Malvasia di Candia), il primo con aroma misto di Moscato, Traminer e Riesling; il secondo più adatto alle vendemmie tardive per la sua capacità di sviluppare solo muffa nobile. Fra i rossi, interessante l’assaggio di due incroci Syrah x Pinot nero, ma soprattutto i due IASMA ECO 1 e ECO 2 (Teroldego x Lagrein) già riconosciuti; il primo molto adatto all’appassimento, vigoroso e ricco di corpo in grado di mantenere il timbro fruttato; il secondo che matura una settimana prima si mostra adatto all’invecchiamento e dà un grande vino vellutato, tannico e morbido. Completano la gamma, altri 8 incroci: due Teroldego x Perit Verdot, tre Sauvignon b. x Teroldego, un Teroldego x Sangiovese, un Primitivo x Teroldego per finire con un’interessante Schiava x Malvasia aromatica presentata secca, ma che potrebbe incuriosire con residuo zuccherino.E
Roba da enologi, insomma, semmai capiterà loro l’occasione. La qualità definitiva di questi nuovi vitigni, infatti, dipenderà anche dai porta innesti, dai terreni, dai lieviti e dalle altre cure dell’uomo. Solo così diventeranno campioni veri.
Oltre la tecnica, però c’è la politica: è quella che sceglie se il viticoltore non s’informa.

Il punto è questo: ha senso lamentarsi del lavoro di FEM per le scarse ricadute sul territorio, se anni di sperimentazione non vengono utilizzati dai nostri viticoltori? Ha senso che di questo impegno beneficino soprattutto imprenditori di fuori provincia? Ha senso non darsi un progetto per cui ai ricercatori non giunge richiesta alcuna? Ha senso farsi queste domande, oltre a tante altre che ci dovremmo porre?
Nel 2014, presentando i primi quattro vitigni selezionati il professor Salamini ebbe a dire:

San Michele continua a perseguire obiettivi pratici per l’agricoltura trentina utilizzando metodologie ed approcci avanzati. L’obiettivo è creare un brand trentino legato non solo al terroir, ma anche a vitigni sviluppati in provincia quindi varietà altamente qualificate, resistenti ed ecologicamente compatibili. Quello che presentiamo oggi è stato un percorso lungo, ma i primi risultati sono arrivati. Il prossimo passo saranno i vitigni resistenti, se non immuni alle malattie”.

Oggi protagoniste sono varietà che presentano caratteristiche differenti: tolleranti alla botrite, che si adattano meglio al clima, che danno cioè la possibilità di raccogliere le uve in periodi più adatti, con timbri aromatici differenti e quelle che sono in grado di aumentare la complessità del vino. Varietà che cercano il loro senso.