Non so se il catalogo dell’imminente mostra vini di Trento sia in stampa o meno, ma in compenso so un altro paio di cose: 1. i cataloghi delle mostre servono per orientarsi nella scelta e per capire dove va un comparto. 2. di cataloghi aggiornati almeno uno ne abbiamo ed è quello del Punto vendita dei Vignaioli recentemente aperto ad Aldeno. E già questo si presta a spunti e considerazioni, vediamone alcuni.
Esso è prima di tutto essenziale, senza fronzoli retorici e autocelebrativi: in apertura un epitaffio da leggere un paio di volte per interiorizzare bene il Veronelli-pensiero e il racconto breve dell’autenticità e artigianalità dei Vignaioli con 4 valori fondanti. Poi l’elenco di una quarantina di produttori, suddivisi per zona, ciascuno con due vini precisamente denominati con i relativi prezzi.
Una tavolozza produttiva che copre tutto il Trentino, anche quello marginale che non beneficia della tutela delle DOC, in faccia a quello che la DOC l’avrebbe ma che la snobba. Dinamiche che escono dalle righe del catalogo, cose che si sanno, ma che suonano come un ennesimo schiaffo ben assestato a quei … monelli (come altro definirli per evitare il cartellino rosso) che in questi anni hanno sacrificato un territorio fra i più vocati alla viticoltura sull’altare banale della globalizzazione. Moni, alla veneta, perché con poco e senza perdere nulla avrebbero avuto la botte piena e la moglie, se non proprio ubriaca, almeno ancora in casa, invece che desaparecida. Fuor di metafora, si vede a catalogo che i Vignaioli se ne sono andati con il loro bagaglio di qualità  e biodiversità lasciando un Trentino più povero e indifeso, in balìa del TTIP prossimo venturo. Il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, infatti, sarà il coperchio del pentolone dal quale non sarà facile uscire per cui è bene che almeno qualcuno abbia per tempo scelto la libertà. Ecco un quinto punto da aggiungere in testa alla lista dei valori fondanti, la libertà di scegliere ciò in cui si crede.
La lista si apre con un Trento DOP brut di Balter che marca subito la discontinuità dal  marchio Trentodoc, bissato dal VSQ extra brut Blanc de Blanc di Castel Noarna e seguito dal VSQ brut 2009 Maxuella di Cont. Le bollicine continuano con i Trento DOP brut riserva 2011 di Bongiovanni, il brut nature 2011 di Bellaveder, la riserva Terre  basaltiche di Maso Bergamini e il metodo classico 51,151 di Moser. Non mancano il VS Schiava brut 2015 Charmat di Giulio Poli e il frizzante Massenza Belle di Francesco Poli. A completare il catalogo dei 79 campioni e per stare alle denominazioni geografiche, 31 recano l’IGT Vigneti delle Dolomiti, 19 sono Trentino DOC (compresa la superiore), 8 i Vallagarina IGT, 5 i Teroldego rotaliano DOC, 2 IGT delle Venezie e 6 senza indicazione geografica alcuna. Peccato per il Trentino (DOC), per i tanti messaggi dispersi sia per confermare un cognome che la Storia ci ha dato, sia per affermare quella biodiversità che in questo territorio è testimoniata da un ventaglio di bianchi da scegliere fra Nosiola (4), Sylvaner (1), Riesling (1), Kerner (1), Müller Thurgau (5), Sauvignon (4), Chardonnay (2), Pinot grigio (2), Manzoni bianco (3), Traminer (4), Moscato giallo (1), Vino Santo (2), uvaggi bianchi (4), Bronner e Solaris (1) e un ventaglio di rossi con la Schiava (1), Lagrein (3), Marzemino (3), Teroldego (7), Pinot nero (6), Merlot (1), Cabernet (1), Rebo (1), ma anche Groppello di Revò (2), Negrara e Rossara, Casetta ed Enantio per chiudere col Moscaro rosa, uno ciascuno. Per finire, proporrei in 3^ di copertina alla prossima ristampa del Catalogo dei Vignaioli un pensiero di gratitudine in favore di Gianpaolo Girardi non solo perché autore, anche lui, di un eccellente Catalogo della sua Proposta Vini, ma per l’impegno profuso da anni nel recupero e nella divulgazione di antiche varietà autoctone che oggi potremmo solo ricordare. Invece ce le possiamo ancora gustare.

CATALOGO COLLETTIVO DEI VIGNAIOLI DEL TRENTINO