Come mi capita spesso, anche oggi scrivo di un vino che non ho (ancora) assaggiato. E’ il Marzemino Trentino Doc 2015 di Alessandro Secchi, vignaiolo a Serravalle di Ala in Trentino. E’ curiosa questa cosa: spesso, sempre più spesso, mi capita di cadere nella trappola di gigioneggiare attorno a cose che non conosco. Probabilmente, del vino la cosa che mi interessa meno è proprio il vino. Mentre mi sollecita di più,  almeno in questa fase della mia vita, tutto quello che gira intorno alla bottiglia.
Comunque, se qualcuno è interessato alle note di degustazione, e quindi a conoscere più a fondo il Marzemino di Alessandro Secchi (azienda agricola nella Bassa Lagarina trentina, a Serravalle di Ala), qui può trovare quello che fa al caso suo e anche di più: il reportage di Gianni Paternò pubblicato nei giorni scorsi su Cronache di Gusto.
Questo Marzemino ha ottenuto nei giorni scorsi un importante riconoscimento: il Premio Qualità Italia 2016 del concorso nazionale dell’Alta Scuola di Formazione Leonardo.
E’ un altro tassello, piccolo fin che si vuole ma significativo, di una riscoperta vitalità, fuori e dentro le due sotto zone di Isera e dei Ziresi, che registro intorno a questo vitigno campione dell’autoctonismo lagarino.

Qualche giorno fa ho avuto modo di raccontare di un’altra bottiglia da uve di questa varietà: lo splendido Velluto di Albino Martinelli Viticoltore in Vallagarina. Una bella bottiglia, che, come quella di Secchi, nasce fuori dalle due sotto zone, dentro le quali qualcuno sta cercando di riportare in via esclusiva questa varietà, suggerendo politiche di espianto nel resto del Trentino. Queste due bottiglie nate entrambe fuori dalle sotto zone  “vocazionali” dimostrano che sarebbe una scelta sbagliata.

Non so se siamo di fronte ad una nuova Primavera del Marzemino. Forse no, i numeri della produzione e dell’imbottigliamento raccontano piuttosto il contrario: dal 2008 al 2014 questo vino ha perso circa un milione di bottiglie, oltre il 40 % della produzione complessiva.
Eppure, eppure qualcosa si muove. Eppure qualcuno dimostra di crederci ancora e non solo per inutile romanticismo territoriale, che è il punto di partenza. Il punto di arrivo, invece, sono i risultati; valutati anche in valore economico riconosciuto. E allora penso al Velluto di Martinelli, al Marzemino di Secchi, ma anche all’ottimo Superiore dei Ziresi di Salizzoni, allo splendido DOC di Marco Tonini e ai successi internazionali, udite udite, sul mercato americano, del Diséra – Theresa Eccher dell’amico e collega Andrea Panozzo. Tutte bottiglie, queste che ho citato, nate negli ultimi 2 – 3 anni.
Non so, ripeto, se siamo di fronte ad una primavera marzeminista. Forse no. Ma i segni buoni, i buoni segni, ci sono. E vanno interpretati. E senz’altro registrati.
Intanto, se vi è venuta voglia di Marzemino leggetevi il reportage di Gianni Paternò e poi fatevi un giro in Vallagarina, fra Isera e Avio, fra la sinistra e la destra Adige, passando per Calliano, per Volano, per Rovereto, per Mori e poi per Chizzola e Serravalle. Le terre (buone) del Marzemino.