Sala piena, oltre 200 persone, come era prevedibile, ieri in aula magna dell’Istituto Agrario di San Michele, per l’appuntamento con gli attori del biologico vitivinicolo trentino. A fare gli onori di casa il dottor Enzo Mescalchin, che ha sottolineato la tendenza espansiva del biologico in Trentino. Sotto accusa, invece, i temuti ditiocarbammati, colpevoli di causare nell’uomo malattie inguaribili, sebbene siano utilizzati in tutto il resto d’Italia, anche se poi quel vino nato con l’aiuto del demonio chimico, alla fine finisce sulle tavole dei consumatori come quello trentino. E magari anche a prezzi più alti. Sotto la lente accusatoria di Mescalchin, anche il Gliphosate, anche se, magari, poi si scopre che ne uccide più la motozappa del potente erbicida.
E così è passata la mattinata, con la presentazione dei risultati più o meno buoni ottenuti utilizzando, per difendersi dalla peronospora, solo rame o provando altri preparati a base di equiseto e altri sostanze sperimentali.
13892299_10154392789584844_3218715655519034629_nPochi stimoli dalla platea che non ha saputo o voluto incalzare i relatori con domande piccanti. Molto interessante invece è sembrata la presentazione di Mauro Varner, agrotecnico principe del Gruppo Mezzacorona, che ha saputo incantare la sala, e con le sue tabelle,  i suoi numeri, i suoi dati e  le sue fotografie, spiegando come sia riuscito, rispettando rigorosamente il protocollol di lotta integrata, a vincere la difficile annata agraria di quest’anno.

Il botto c’è stato quando dopo aver presentato, con l’autorizzazione di Basf, i risultati delle sperimentazioni, Varner ha puntato il dito contro la Fondazione Mach, colpevole secondo lui di non essere libera di presentare le proprie ricerche. Sullo stesso tono anche Bruno Lutterotti di Cavit, che dopo aver elogiato il gruppo dei biologici per l’impegno e la passione profusi, ha chiesto a FEM più collaborazione.
Staremo a vedere nei prossimi mesi come verranno interpretati questi stimoli.


 

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