Chi, ieri pomeriggio, era appostato nascostamente in un angolo buio di via Suffragio, racconta che dal portone di palazzo Trauttmansdorff sono entrati tre, diconsi tre vignaioli (due provenienti dai distretti a nord di Trento e uno dalla periferia sud del capoluogo), presumibilmente tutti e tre per partecipare alla riunione esplorativa convocata dal CdA di Consorzio Vini alle 14,30, in vista dell’assemblea elettiva del 24 febbraio e con l’intenzione di recuperare in una posizione di ininfluenza sostanziale la rappresentanza della categoria delle piccole aziende. La notizia, anzi il numero, non è stato confermato dalle fonti ufficiali. Ma nemmeno smentito. Il che fa pensare che sia altamente probabile che ieri pomeriggio le cose siano andate proprio così. Ma non è una questione di numeri. Di uno più o di uno meno.

Eravamo stati facili profeti, qualche giorno fa, nel definire questa riunione come un’operazione di facciata e di palazzo. E hanno dimostrato un segno di grande maturità i vignaioli nel disertare l’incontro di ieri. Ora, riportate le lancette sull’ora zero e chiarito che questi modi un po’ arruffati e arruffoni di captare la benevolenza di un pugno di vignaioli, non ha funzionato, ci sono, tuttavia, le condizioni per riaprire un dialogo costruttivo sulle politiche del consorzio e sul tema della rappresentanza “equilibrata” che deve  assolutamente essere assicurata alle piccole aziende agricole.

Ed è per questo che rilanciamo, di nuovo, l’invito all’assessore all’Agricoltura, Michele Dallapiccola. Non perché si schieri da una parte o dall’altra, ma perché si faccia garante di un processo dialogante concreto, sostanziale. E dignitoso.