Arrigo Pisoni da Pergolese in Valle dei Laghi è certo il padre vivente della grappa trentina, ma il mondo degli alambicchi – pur avendolo coinvolto come nessun altro – gli è sempre andato stretto. Nella sua lunga carriera ha così spaziato all’attiguo settore dei vini di qualità bianchi, rosati e rossi, declinazioni speciali comprese come l’etereo Vino Santo da Nosiola e l’elegante spumante classico. Tutto dalla sua azienda dove trovano posto anche frutta e ortaggi.

Ora che queste molteplici attività sono competenza della generazione futura, indomito ha trovato l’energia per dedicarsi all’olivo che dalle sue parti vegeta benone grazie al benefico influsso del clima sub mediterraneo dell’Alto Garda.

Siamo però al limite estremo, oltre il quale la coltivazione è possibile solo grazie all’innalzamento delle temperature di questi ultimi anni.

Ciò nondimeno, andava fatto qualcosa per questa coltura eroica e per quanti – sempre più numerosi – si stanno dedicando su quei fazzoletti di terra spesso strappati all’abbandono. Ha dato vita così, semplicemente ma caparbiamente, all’Associazione “Amici olivo estremo Valle dei Laghi” che conta già 130 adepti uniti dall’amore e dal fascino per questa biblica pianta.

Arrigo Pisoni ha prodotto anche un volantino nel quale spiega come il gruppo operi a nord del 46.mo parallelo – che passa fra Dro e Pietramurata – comprendete la zona dei Laghi di Cavedine, di Toblino e di Santa Massenza.

Nessun lucro all’orizzonte, ci mancherebbe, ma solo cultura, scambio di esperienze, ricerca e diffusione di razionali tecniche di coltivazione, di conservazione dell’olio e del suo utile impiego nella tradizionale cucina popolare.

Sono stati riscoperti olivi secolari ormai abbandonati e messe a dimora migliaia di nuove piantine di olivo soprattutto delle varietà autoctone, bonificando fratte abbandonate, terreni marginali e aridi, contribuendo così a valorizzare le bellezze naturali attorno ai laghi già punteggiati da castelli, pievi e giardini.

Un impegno che va contro corrente in una zona alpina di rara bellezza, premiato però dall’alta qualità di un olio che ha attirato l’attenzione degli esperti per la delicatezza del profumo ed eleganza di sapore.

Una nicchia nella nicchia, se consideriamo che l’olio trentino rappresenta lo 0,2% della produzione nazionale: lo scorso anno, da poco più di 2 mila tonn. di olive si sono, infatti, ottenute 271 tonn. di extra vergine con una resa media del 13,3%. Dati questi che non spaventano i produttori, anzi, sono grati per la mitezza della scorsa primavera, perché la temuta mosca dell’olivo non ha infierito e perché le buone pratiche agronomiche hanno permesso un eccellente esito del raccolto.

Questo e tanto altro è emerso da un recente incontro … elaio- gastronomico nel cuore della zona di produzione con la partecipazione di buona parte degli interessati.

Per la cronaca, ecco il link dal Quotidiano Trentino