Volendo fare quattro chiacchiere, io e un’amica abbiamo scelto di andare all’enoteca Vino al Vino, l’altra sera, a Milano. Il locale è accogliente e vale la pena parlarne ancora, magari con un taglio particolare sul Trentino.

Ma l’altra sera ero in giro per bere un bicchiere di vino. E per chiacchierare. E magari per provare qualcosa di curioso, di cui avevo sentito parlare al corso di sommelier; basta Trentino che lo conosco a memoria. Magari qualcosa di non troppo comune, e anche se non è un biondisanti, pazienza.

Così mi sono imbattuto in un Cacc’e Mmitte di Lucera (DOC). Nome curioso e storia d’altri tempi, di quando fare i vignaioli, anzi i contadini, vivaddio, non era roba da star della tivù.

Il vino veniva fatto in vasche, affittate dai latifondisti; e i contadini, per fare il vino da bere in casa, si avvicendavano a sostituire il vino dell’uno con quello dell’altro, “cacc’e mmitte”, appunto, togli e metti. Anche il fatto che sia fatto con varie uve, uva di Troia, Sangiovese, e anche qualcosina a bacca bianca (Bombino), la dice lunga sul fatto che si usavano le uve che si avevano a disposizione. E ci si accontentava.

Comunque era una bella bottiglia, con tannini appena accennati, un bel frutto, qualche spezia. Soprattutto era equilibrato e piacevole, adattissimo con il tagliere di salumi che ci hanno servito.

Non ricordo né l’annata né il produttore, potrebbe essere Alberto Longo ma non ci giurerei. E che diavolo, ero lì per chiacchierare, mica per scrivere di vino.