Davanti ai progressi rivoluzionari della biotecnologia i nuovi farmaci rischiano di diventare un lusso per pochi
Per l’industria farmaceutica i nuovi farmaci legati alla biotecnologia sempre più efficaci ma nello stesso tempo con un costo decisamente superiore rispetto a quelli tradizionali sono un’importante fonte di profitto. Nello stesso tempo questa strada rischia di accentuare ulteriormente la differenza fra chi può accedere alle cure e chi non ha la possibilità economica di farlo. Da questi presupposti si è sviluppato oggi al Festival il dibattito sul tema “Chi potrà permettersi i nuovi farmaci?” con gli interventi di Nerina Dirindin, Senatrice e docente di Economia Pubblica e Scienza delle Finanze all’Università di Torino, Guido Guidi, insegnante di diritto pubblico comparato all’Università di Urbino, Gavino Maciocco, del Dipartimento di Sanità Pubblica all’ Università di Firenze e di Alexander Zehnder, Presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia e Malta.
DIALOGHI – CHI POTRA’ PERMETTERSI I NUOVI FARMACI? Nella foto: Guido GUIDI, Luigi RIPAMONTI, Nerina DIRINDIN Festival dell’Economia Facoltà di Giurisprudenza – Aula Magna – Trento, 2 giugno 2017 FOTO: Corrado Poli
#festivaleconomia017 – L’accelerazione dell’uso dei prodotti biotecnologici se da una parte dunque offre cure rivoluzionarie dall’altra potrebbe impedire l’accesso universale a questi rimedi. La sfida per il futuro è quella legata alla sostenibilità di questo nuovo modello destinato a crescere e nello stesso tempo nella capacità di garantire un equo profitto all’industria dei farmaci per non rischiare di penalizzare gli strumenti della ricerca. Per Nerina Dirindin l’aumento dei  prezzi legato ai nuovi farmaci appare ingiustificato e non è correlato fra l’altro neppure alla sopravvivenza media garantita da questi. E’ evidente dunque per la Dirindin la presenza di posizioni monopoliste che devono essere combattute: “Davanti alla possibilità – ha spiegato la Senatrice –  di sradicare e combattere molte malattie è necessaria una maggiore responsabilità da parte dell’industria nel dialogo con le istituzioni nazionali preposte, senza per questo colpevolizzare l’investitore che deve trarre il giusto profitto”. Da parte sua Alexander Zehnder ha evidenziato come il prezzo dei farmaci non sia mai imposto dalle industrie ma nasca da una negoziazione: “In Italia ad esempio l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) svolge bene il suo lavoro e ha ottenuto attraverso diverse trattative alcuni fra i prezzi più bassi dei farmaci a livello europeo”. Gavino Maciocco, del Dipartimento di Sanità Pubblica all’ Università di Firenze, ha posto l’attenzione sui problemi causati dal nuovo farmaco per combattere l’Epatite C. Anche in Italia davanti ad oltre 900 mila pazienti il costo eccessivo di questa cura ha costretto a scegliere chi curare privilegianda i malati più gravi. Ma razionare un farmaco salvavita così importante non può che creare grandi problemi morali ed etici e si rischia che questo in futuro possa accadere anche per altre cure. Guido Guidi invece ha sottolineato come l’Aifa abbia introdotto il sistema del cosiddetto “Paid for performance” che lega il pagamento del farmaco alla sua efficacia. Una strada da percorrere per evitare gli sprechi e nello stesso tempo supportante gli investimenti nella ricerca delle case farmaceutiche che, non bisogna mai dimenticarlo, vanno incontro a moltissimi fallimenti nella sperimentazione.