Turgenev usa il termine nichilista per la fronda di sovversivi che si oppongono al dispotismo zarista, comunisti, eresiarchi, slavofili. Uomini che vivono il tempo come lotta e conflitto dinamico di idee e praxis rivoluzionaria. Oggi nichilista sembra quasi indicare, per imbarbarimento semantico e deprivazione etica, rinuncia dell’essere, amoralità, estenuazione. Si brucia nell’inferno del nulla e si spaccia questa lenta agonia per sopravvivenza o, nei casi peggiori, per necessaria e vincolata esistenza. La lingua ha le sue crudeltà gratuite. E anche le sue vendette. Come gli dei con la ridicola autarchia dell’uomo dimidiatus.