Su L’Adige di oggi, a pg. 35, una ricostruzione verosimile del brutto pasticciaccio della Mori Colli Zugna.
In queste settime la vulgata popolare si è esercitata in mille fantasiose fantasie. Storie di furti di vino e di botti riempite d’acqua. Per completare la colonna infame, che ha tutta l’aria di essere stata cofezionata ad arte, manca solo la raffineria di eroina nascosta sotto una botola dell’ufficio del direttore. Un caos informativo non casuale; e strumentale alla demolizione personale di un enologo dalla schiena dritta e scomodo, per la sua autonomia territoriale, al sistema degli oligopoli vitivinicoli trentini.
E invece, a mettere a repentaglio la notorietà della cantina e l’onorabilità di un uomo abituato a combattere a viso aperto contro burocrati ciechi e manager senza patria, si è scoperto martedì sera, è stata una banale questione cartacea di giacenze di vino generico non ancora classificato e inventariato. Un’inezia che vale il 1,5 % della materia prima lavorata in cantina. Ma intanto a macchina del fango è stata messa in moto. E ora non ci resta che attendere la scoperta della raffineria di eroina.
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