Questa mattina al Castello del Buonconsiglio, a Trento, è andata in onda una conferenza stampa convocata dall’assessore provinciale al Turismo e all’Agricoltura Michele Dallapiccola. Oggetto dell’incontro con i giornalisti, le strategie e progetti per il sostegno e il rilancio del comparto vitivinicolo del Trentino.


Dopo un’iniziale introduzione del direttore di Trentino Marketing, Maurizio Rossini, che si è prodigato nell’illustrazione delle campagne promozionali curate da via Romagnosi, è intervenuto l’assessore Dallapiccola, che – per sopraggiunti impegni politici – si è congedato velocemente dall’improvvisato salotto del vino trentino, che per la prima volta riunivia insieme, e in un solo luogo, tutti gli attori istituzionali del comparto: Bruno Lutterotti, presidente di Consorzio Vini del Trentino, Lorenzo Cesconi, presidente di Consorzio Vignaioli del Trentino, Stefano Marzadro, titolare dell’omonima (Impero) Distilleria, Sabrina Schenk, direttrice dell’Istituto Trento Doc, Francesco Antoniolli, presidente della Strada del Vino e dei Sapori, e Mauro Leveghi, segretario generale della Camera di Commercio.
In platea c’erano alcuni tra i più illustri produttori di grappa e vino del Trentino, giornalisti di settore, direttori delle aziende per il turismo, rappresentanti dei Comuni e i vertici della sommellerie provinciale: tutti con le orecchie tese nella trepidante attesa di udire le mirabolanti novità partorite dai registi di uno dei più importanti sistemi economici della regione.
Ma la trepidante attesa si è velocemente trasformata in una cocente delusione. Infatti questo incontro, si è rivelato presto essere quello che tutti, almeno dalla parte della platea, in cuor loro temevano: un’inutile passerella per i politici e i loro sodali. Notizie zero. Novità zero. Progetti zero. E allora si capisce anche perché l’assessore se la sia svignata a gambe levate non appena ha potuto.
In soldoni, quello che si è detto questa mattina è solo questo: milioni di turisti, come non si vedevano dal lontano 2007, affollano il Trentino e milioni di euro (pubblici) vengono investiti in importanti campagne di promozione web, social e cartacee per promuovere un’idea di paesaggio montano frequentato da giovani bellocci in stile “Milano da bere”, che sorseggiano calici di bollicine di montagna e pasteggiando allegramente con le meraviglie culinarie trentine. Come se il vino trentino fosse solamente il metodo classico.
Il target di questa promozione milionaria è il pubblico giovane, perché la parola d’ordine è svecchiare l’immagine di una regione austera e tranquilla. Ma tra bisbocce, calici, fiumi di vino e delizie gourmet, forse ci si dimentica che quel target è quanto di più lontano dal reale turista medio che arriva in Trentino: tedeschi, vecchi pensionati e famiglie.
Sì, perché i giovani, oggi per lo più disoccupati, dove li trovano i soldi da spendere nel nostro bel Trentino? Ma questo poco importa agli occhi dei think tank di via Romagosi, perché il comparto turistico enogastronomico trentino sta andando alla grande. Finalmente tutti si vogliono bene e dialogano felicemente sulle nuvole su come trasformare il Tentino nella meta preferita dall’enogastronauta, al pari di Toscana e Piemonte. E infatti il vino si beve in alta montagna dove le vigne crescono in mezzo alla neve e tra le piste da sci; chissà, magari i giovani milanesi ci credono davvero. Speriamo.
Tuttavia, al termine della conferenza stampa di questa mattina il decano dei giornalisti trentini di settore, il professor Sergio Ferrari, si è incaricato, come sempre in splendida solitudine, di rompere la melliflua atmosfera istituzionale che ammorbava l’aria del Buonconsiglio, e ha posto una domanda finalmente scomoda e finalmente utile: “Quando – ha chiesto Ferrari – tutti gli attori del comparto che vediamo qui davanti cominceranno a recitare assieme come un bravo cast e non come ridicole prime donne che giocano ad essere le più brave e le più belle? Perché dalle loro parole sul lavoro svolto dai singoli enti ed istituzioni esce solo un concetto: siamo i più bravi, i più belli e i più capaci, puri come l’acqua. Bravissimi, fortissimi, bellissimi?”.
Una domanda che è caduta nel vuoto. Naturalmente.