Da ambasciatore delle Città del Vino mi dissocio da questa abominevole (ora non mi vengono altri aggettivi) iniziativa.
Lasciamo che i bambini giochino con i trenini.
Oppure al dottore.
E alle infermiere.
Ma teniamoli lontani
dall vino
dal tabacco
dalla cannabis
dalla LSD.
Ci arriveranno da soli.
Naturalmente.
Umanamente.
Fragilmente.
Se la vita farà loro questo regalo.
O questa maledizione.
Per gioia.
O per tristezza.
Ma da soli.
#seguirabrindisi
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Grazie per questo giusta indignazione. La logica sta diventando più che perversa mortificando una cultura seria e rispettabile. E’ un mondo “nobile” che sta tradendo tutti i basilari, che ha perso di vista la gente, anche la “sua” gente , quella che critica la “sua” industria di riferimento e che non riesce a tutelare neppure la nostra qualità, quella italiana. Non è eccellenza l’industria del #vino che non tutela la qualità del nostro prodotto proponendo a UE un autoregolamentazione che non consenta di indicare in etichetta l’aggiunta di zuccheri (tipica delle Nazioni nord-europee con vini di minore qualità), ingredienti e calorie. L’industria della birra rispetta invece le direttive, mette tutto in etichetta e si dissocia. Giusto il dissenso da cooperative e consumatori. Pessima performarce che qualifica il livello di responsabilità sociale dell’impresa e la cultura mercantile che si qualifica attraverso inutili tentativi di elusione e aggiramento delle norme europee che tutti i produttori degli altri prodotti del settore “food” hanno rispettato da anni. Nessuna ragione plausibile per trattare il vino in maniera differente, dice il Commissario Salute Andriukaitis e tutto ció potrà avere l’effetto boomerang di penalizzazione. Il mercato lo fanno i consumatori che non sono stupidi e vogliono sapere che c’è nella bottiglia. C’è chi ha detto che un succo di frutta con pesticidi aggiungendo 1 grammo e mezzo di alcol potrebbe sfuggire all’obbligo di fornire informazioni nutrizionali e elenco ingredienti in etichetta grazie a questa al senso di “responsabilità” del settore del vino. Garantire scelte informate non è un opzione ma questione di rispetto dei diritti e di etica. Ne parleranno i “cultori” del Vinitaly ? Saluti ! http://www.ilfattoalimentare.it/alcolici-proposta-ingredienti-valori.html
bravo tiziano! e per dirla con david gilmou:
“non ci serve un ‘educazione
non ci serve che controlliate i nostri pensieri…….
…….leave us kids alone!
bravo, l’iniziativa è davvero esecrabile.
Quello che tu scrivi Tiziano non viene proposto dll’Associazione Città el Vino ma bensì dal Movimento Turismo del Vino. Nello stesso pdoglione le Città del Vino presentano il progetto “Sostegno ai Giovani Talenti” intitolato “Il paesaggio del vino. Nuove forme di conoscenza del territorio” promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri già pubblicato su Città el Vino. http://www.cittadelvino.it/articolo.php?id=MjUxNg== Pertanto caro Tiziano prenditela con il MTV e non con le Città del Vino se i bambini, come dici tu, vengono distolti dal gioco dei trenini o al gioco del dottore o delle infermiere.
A me sta roba è stata proposta dalle Città del Vino. Come puoi leggere qui Sotto.
bravo Tiziano.