Salendo verso nord dal Lago di Garda in direzione Dolomiti, ad ovest di Trento, si attraversa un territorio fortemente vocato alla coltivazione e alla viticoltura: la Valle dei Laghi. In questo luogo, Cantina Toblino opera dal 1960 producendo una vasta gamma di prodotti nel rispetto della tradizione vitivinicola locale e dell’integrità del suo ambiente tanto da essere in avanzata conversione biologica dei vigneti.

Lorenzo Tomazzoli – winemaker Produttori Toblino

L’impegno di Cantina Toblino sul territorio passa per una visione moderna della viticoltura e per la tutela dei vitigni autoctoni tra cui la Nosiola, varietà tradizionalmente coltivata in Valle dei Laghi, dove gli specchi d’acqua che agiscono come regolatori termici e la presenza di correnti d’aria che soffiano da sud, come l’Ora del Garda, favoriscono un microclima atto allo sviluppo di vite, ulivo e leccio creando un angolo mediterraneo nella cornice delle Dolomiti. Qui la Nosiola, che deve il nome alla somiglianza dei suoi acini alle nocciole, viene coltivata sin dall’800, molto prima dell’arrivo di varietà internazionali.

Grazie alle scelte fatte negli ultimi anni dai direttori che si sono succeduti nel tempo alla guida della Produttori di Toblino,  Carlo De Biasi e Giannantonio Pombeni, e dal winemaker Lorenzo Tomazzoli,  questo vitigno è al centro di un’opera di valorizzazione e sperimentazione che vede da un lato la produzione dei vini bianchi DOC della tradizione nella versione secca e nella versione passita del Vino Santo e, dall’altra, la produzione di due vini IGT: il Largiller e L’ÒRA.

Al Vinitaly 2018 ho avuto l’occasione di degustare tutti i vini a base Nosiola prodotti dall’azienda a partire dal Nosiola Trentino DOC 2017, ottenuto da pressatura soffice e vinificato in acciaio: un vino fresco e immediato in cui prevalgono profumi fruttati e floreali di pesca, mela, fiori gialli ed erbe di montagna e la tipica nocciola fresca, di pregevole equilibrio gustativo, induce al sorso successivo con gran facilità. Può accompagnare piatti di pesce e carni bianche oppure aprire un pasto a base di verdure per un gran bere quotidiano visto il suo costo contenuto al di sotto dei 10€. È stato premiato da 5 Star Wines con 92 punti.

La volontà di dimostrare che la Nosiola non sia un vitigno minore ha condotto Cantina Toblino a selezionare le uve dai vigneti più vocati e, partendo da uve surmature fermentate in legno, a produrre due etichette fuori dai soliti schemi.

Nel caso del Largiller Vigneti delle Dolomiti Nosiola IGT, di cui degustiamo una 2010, le uve parzialmente surmaturate in pianta provengono dal cru “Argiller”, tra i più vocati. Macerazione a freddo sulle bucce, fermentazione in botti di rovere e una lunga sosta in legno grande per 6 anni prima dell’imbottigliamento, rendono questo vino un prodotto di grande complessità. Calice dorato, al naso offre riconoscimenti di susina gialla, agrumi, ginestra e nocciola matura assieme ad un chiaro richiamo minerale e una nota burrosa data dalla permanenza in legno. Gusto fresco e sapido, di buona morbidezza chiude con tipico finale ammandorlato. Degno compagno di piatti strutturati sia di carne bianca che di pesce, si apprezza anche con la carne salada tipica della tradizione trentina. Bella l’etichetta che raffigura la classica pergola trentina. Poco sopra il 10€ il suo prezzo.

Ne L’ÒRA 2013 Vigneti delle Dolomiti Nosiola IGT, le uve Nosiola vengono surmaturate parte in pianta e parte in fruttai per poi essere macerate a

freddo sulle bucce e fermentate in tonneaux di acacia da 500 litri dove il vino riposa per un anno prima di essere imbottigliato. Dal colore paglierino dorato il calice rimanda un quadro olfattivo che arricchisce le note varietali di nuove sensazioni balsamiche, speziate e fumé. Il gusto è rotondo e marcato da grande sapidità. Da provare con piatti di carne bianca elaborati o su piatti a base di funghi e tartufi. Intorno ai 15€.

Chiude gli assaggi il Vino Santo Trentino DOC 2003, quello che Tomazzoli ama definire “il vino dell’attesa” e non è difficile capirne il motivo: vendemmia tardiva delle uve migliori, lungo appassimento naturale sulle “Arèle” fino a primavera con attacco della Botrytis Cinerea che, favorito dalla ventilazione dell’Ora, concentra gli zuccheri negli acini. Per la vinificazione si deve attendere il lunedì di Pasqua, segue fermentazione di 2 o 3 anni in botti scolme e maturazione in botti di rovere per altri 10 anni. Si ottiene un vino complesso che non stanca per la sua dolcezza. Giallo ambrato, regala sensazioni di frutta disidratata, caramello, nocciola tostata, agrumi canditi e note mielate. Lungo e persistente. Richiama l’abbinamento con i formaggi erborinati o con il tradizionale strudel di mele.

Con questa batteria di assaggi Cantina Toblino dimostra di aver vinto la scommessa Nosiola: i prodotti tradizionali di ottima fattura come il Vino Santo sono stati affiancati da vini dalle inattese sfumature con cui il vitigno esprime una grande interpretazione del territorio.