Tutto ciò che è squisito matura lentamente” sosteneva  Schopenhauer, devono esserne convinti anche a Cantina Toblino, dove si custodisce e si tramanda da decenni l’arte di produrre il prezioso nettare della lentezza: il Vino Santo del Trentino.
Era il 1965 quando questa neonata realtà produttiva recuperava una tradizione locale che stava scomparendo: la produzione di vino dolce da uve Nosiola, tipiche della zona, che appassivano naturalmente fino alla Settimana Santa e dopo un lunghissimo riposo in botte davano vita all’elisir del contadino, utilizzato finanche per aiutare le puerpere e i malati a recuperare le forze.
Cantina Toblino è mossa, oggi come ieri, dall’intento di valorizzare le tipicità del suo territorio con un nuovo obiettivo: la DOCG per il Vino Santo del Trentino, questo ha raccontato il Presidente Bruno Lutterotti durante la storica degustazione verticale di 7 annate dal titolo “L’Oro di Toblino” organizzata lo scorso 4 maggio alla presenza di giornalisti, tecnici e appassionati.
Le annate proposte in degustazione vanno dall’ultima immessa in commercio, la 2003, fino alla prima prodotta dalla cantina, l’annata 1965 appunto, delineando una parabola che ha lasciato non poche sorprese agli esperti presenti in sala. A essere confrontate sono state le annate 2003, 2000, 1990, 1984, 1978, 1971 e 1965, in un vero e proprio viaggio nel tempo intrapreso nel desiderio di indagare la longevità e il valore di questa preziosa gemma dell’enologia trentina.
La brillantezza ambrata e l’intensità dei profumi della 2003 e della 2000 denunciano l’esuberanza tipica dei giovani che hanno tante risorse e ancora tanta strada davanti a sé. Al contrario, la complessità di profumi restituita dai calici seguenti che spaziava dalle note di carruba, di miele di castagno, allo zafferano, alle tostature finissime fino alla salamoia è tipica dei vini evoluti, degli uomini che hanno già scalato parte della montagna. In chiusura l’annata 1965 ci ha sorpreso per la sua capacità di evolversi ed evocare i più grandi vini del mondo, il tutto nel quadro di un grande equilibrio gustativo che ha sostenuto il vino nel tempo e non ha mai reso stucchevoli gli assaggi.
A sostegno della performance di questi campioni, Lorenzo Tomazzoli, kellermeister dell’azienda dal 1982, ha raccontato di non aver mai trovato durante i suoi assaggi dei vini che abbiano già ceduto al tempo. Raramente si ha l’occasione di degustare vini dolci con 50 primavere sulle spalle, in Trentino è possibile grazie al lavoro di Cantina Toblino che tramanda questa tradizione senza saltare una vendemmia, a meno di non poter garantire la qualità del prodotto a causa del clima come è accaduto nel 2017.
Il Vino Santo è un vino di nicchia, la sua esigua produzione – circa 20.000 mezze bottiglie l’anno- non né fa di certo un campione di incassi, al contrario la sua natura di autentico vino “lento” – se 15 anni dalla vendemmia per averlo in commercio vi sembrano pochi – di vino che avanza senza affrettarsi, che è memoria della storia e dell’identità della Valle dei Laghi né fa senza dubbio il candidato ideale a rappresentare il territorio agli occhi dei consumatori che apprezzano questi splendidi luoghi e le loro ricchezze.