È sempre illuminante dare un’occhiata ai bandi d’acquisto di vino dei monopoli nordici. Capire quale sia la percezione, misurata in termini di prezzo, che gli altri hanno del nostro (nel senso di trentino) vino, fa solo bene. E spiega tante cose. Per esempio denuncia i limiti, e i danni tumorali inferti alla notorietà e all’immagine della vitivincoltura, delle politiche industrialiste agite negli ultimi 20 anni dai grandi gruppi cooperativi con la complicità indifferente e arresa della politica e degli assessori che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto gestire il comparto agricolo, Dario PallaoroTiziano Mellarini e Michele Dallapiccola. Avrebbero dovuto esercitare la loro istituzionale funzione di indirizzo e di orientamento, avrebbero dovuto programmare, inventare, dare la rotta e tenere dritta la barra del territorio. Ma non lo hanno fatto: hanno preferito, tutti, lasciar fare ai tycoon cooperativi.

E purtroppo ho la sensazione che le cose non cambieranno nemmeno in futuro, se saranno confermate – e lo saranno  – le voci che vorrebbero il neo governatore Maurizio Fugatti in procinto di affidare l’assessorato all’Agricoltura a mister preferenza Mario Tonina, eletto nel partito ultraconservatore  di Silvano Grisenti, sul cui carro è saltato all’ultimo minuto con una piroetta trasformista da film horror; uomo contiguo e funzionale alla cooperazione. Un grigio e sicuro fiduciario di via Segantini nella torva giunta leghista che governerà il Trentino per i prossimi cinque anni.

Ma torniamo ai monopoli nordici. In questi giorni le Agenzie di Stato di Norvegia, Svezia e Finlandia (paesi dove l’alcool, appunto, viene commercializzato dalle rispettive aziende di sistema) stanno cercando anche vino proveniente dal Trentino. Il prossimo 6 novembre scade il bando per l’acquisto di 60 mila bottiglie di Pinot Grigio, 2018, tappo vite, in una forbice di prezzo fra 1,4 e 1,9 euro destinate al mercato svedese. Sempre loro, gli svedesi, stanno anche cercando 53 mila bottiglie di Bardolino, per il quale sono disposti a pagare fino a 2,8 euro a pezzo. Per il Vermentino sardo (39 mila bottiglie), invece, sono disposti a sborsare  3,3 euro. Mentre i finlandesi si spingono fino a 4 euro per una bottiglia di Soave

I nordici cominciano ad appassionarsi anche al metodo classico italiano. Sarà per questo che in Finlandia sono pronti a pagare anche 9 euro per un Alta Langa Docg. E in norvegesi arrivano a 9,2 euro per un Franciacorta Rosé biologico. E la Doc Trento, come è messa da quelle parti? Piace ai finlandesi, ma forse non ne vanno pazzi, visto che per una bottiglia di Brut non vogliono spendere più di 6,2 euro