La notizia è buona. Anzi buonissima. E assomiglia ad un calcio negli stinchi, ben assestato, alla governance delle povere e vilipese denominazioni di origine locali. Oggi saldamente imprigionate nello schema violento imposto dagli industriali cooperativi.

Così, mentre il sistema continua a buttare fumo negli occhi a chi da anni chiede di avviare un serio processo di ristrutturazione della piramide delle D.O. e si trastulla fra improbabili tavoli di lavoro e imbarazzanti sagre paesane, fingendo di voler riformare ciò che l’ortodossia industrialista considera invece irriformabile, i produttori aderenti all’associazione Teroldego Evolution – de Vescovi Ulzbach, De Vigili, Dorigati, Donati, Endrizzi, Foradori, Gaierhof, Martinelli e Zeni – accelerano il passo e varano un rigoroso disciplinare volontario per il Rotaliano Doc.

Lo ha annunciato oggi pomeriggio il presidente dei Rotaliano Boys, Francesco De Vigili. Il protocollo volontario a cui le aziende associate dovranno attenersi, rompe in maniera drastica con l’impianto della denominazione, soprattutto sul tema delle rese per ettaro, fissate in 9 tonnellate per i prodotti entry level e in 6 tonnellate per le uve destinate alla tipologia riserva e superiore. La tolleranza consentita per far fronte ad imprevisti stagionali è stata fissata in una quota del 10%. Il disciplinare della Doc Teroldego Rotaliano, invece, prevede ad oggi ancora uno scandaloso massimale di 17 tonnellate e una oscillazione del 20%.  Rilevanti anche le novità sul piano agronomico: niente diserbi, niente concimazioni chimiche, irrigazione solo di supporto in fase post invaiatura e solo se strettamente necessario e, ultimo ma non ultimo, utilizzo di porta innesti deboli.

Tutto questo assomiglia ad una vera e propria rivoluzione di territorio. Che arriva, come sempre in tema di vino, dal più bel giardino vitato d’Europa. E dai suoi produttori più illuminati. Una rivoluzione di pochi, elitaria fin che si vuole, che anticipa il mondo che verrà. Il mondo di #territoriocheresiste.

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Comunicato stampa 

Da quasi due anni prosegue il percorso di undici giovani viticoltori, rappresentanti di nove aziende che credono fermamente nel Teroldego Rotaliano. Il giorno 5 novembre, però, rappresenta una data importante. Tanto per l’associazione quanto per l’intero territorio Rotaliano. Per la prima volta, dopo moltissimi anni che se ne discute senza arrivare ad una conclusione di questo percorso, è stato sottoscritto un rigido disciplinare di produzione, avente carattere cogente per tutti gli aderenti al gruppo. Consapevoli di non essere rappresentati e tutelati dal disciplinare di produzione attualmente in vigore per quella che è, a pieno titolo, la varietà a bacca rossa più importante del Trentino, è stato deciso di scrivere un passo importante della vitienologia trentina. Siamo perfettamente consapevoli che il presupposto essenziale per fare un grande vino sia partire dalla terra. Così abbiamo fatto, stilando un disciplinare che va nella direzione dell’equilibrio e dell’ecosostenibilità. Non si tratta solo di numeri, ma di rispetto del suolo e di valorizzazione territoriale. Il concetto di rese per ettaro deve necessariamente essere relativizzato. Distinguiamo anzitutto tra linee classiche e riserve. Per le prime la produzione fissata si attesta a 90 quintali ad ettaro, con una tolleranza del 10%; consapevoli che le annate agrarie più favorevoli possono portare ad un difficile calcolo esatto della produzione. Per queste sono indicate le vigne più giovani, coltivate indistintamente a pergola o spalliera. Per le riserve il margine si riduce ancora; non solo per la resa che è fissata il 60 quintali ad ettaro (con il solito margine del 10%), ma anche per il sistema colturale e, soprattutto, solo vigne vecchie (che garantiscono maggior equilibrio e grande complessità polifenolica). In questo caso si utilizzeranno spalliere o pergole modificate, portando ad una maggiore inclinazione delle ali in modo da favorire irraggiamento solare e ventilazione. L’obiettivo è certamente ambizioso, ma richiede anche tempo. È stato fissato infatti un breve periodo di transizione, di alcune annate agrarie, per portare il vigneto in equilibrio ed adeguare le rese al disciplinare sottoscritto dai componenti del gruppo. Dopo i primi outing sono emersi già i primi rumors circa l’impossibilità di perseguire un risultato così alto. A queste critiche rispondo con linearità e cognizione di causa. Territori come le Langhe, in Piemonte, sono passati dagli anni in cui il Nebbiolo non si riusciva a vendere e le uve venivano lasciate in vigna con rese di addirittura 250 quintali per ettaro; le cose sono cambiate grazie ad un gruppo di giovani viticoltori: il disciplinare per il Barolo prevede ora 80 quintali ad ettaro ed il valore del prodotto è andato alle stelle. Prendiamo spunto da chi è riuscito in questo percorso prima di noi. Seguire il nostro disciplinare significa niente diserbi, niente concimazioni chimiche, irrigazione solo di supporto in fase post invaiatura e solo se strettamente necessario, utilizzo di porta innesti deboli. Queste sono le condizioni per raggiungere l’obiettivo. È chiaro che per raggiungere i 170 quintali ad ettaro ora previsti dal disciplinare è necessario forzare la vigna con concimazioni ad altre tecniche di forzatura; annate come il 2018, dove taluni esterni al gruppo hanno addirittura raccolto i superi di campagna (+20%) per portare in cantina 204 quintali per ettaro, sono però la chiara dimostrazione che il nostro risultato è perseguibile, visto che le nostre aziende non si sono distaccate dai dati riportati dal nostro disciplinare. Solo così si riuscirà a creare un valore e far conoscere il Teroldego Rotaliano per le sue reali caratteristiche. La voglia è di tracciare un solco profondo, dal quale non poter più uscire, per essere capofila di quel percorso di sensibilizzazione culturale che il Trentino viti-enologico deve necessariamente seguire per puntare ad un innalzamento qualitativo. Con questo si vuole essere altresì da stimolo ai tavoli di lavoro in atto a livello provinciale per la revisione della DOC e della eventuale introduzione della DOCG per il Teroldego Rotaliano, che potrebbero perfettamente seguire le nostre disposizioni rispettivamente per linee classiche (DOC) e riserve (DOCG).

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TeroldeGO Evolution è un’associazione che unisce 9 produttori di Teroldego Rotaliano che hanno manifestato un particolare legame con il Campo Rotaliano. Lo scopo è creare un “progetto-valore” attorno al prodotto principe del Trentino: il Teroldego. La Mission è sintomatica dell’approccio seguito. Siamo un gruppo di giovani viticoltori liberi. Le nostre radici sono profondamente legate alla Piana Rotaliana. Crediamo nella cultura del nostro territorio, che coltiviamo pensando al presente e al futuro, a noi e agli altri. Il vino Teroldego ne è il frutto più nobile. Attraverso il confronto e la sinergia puntiamo alla crescita e alla valorizzazione di questo vitigno unico.
Le finalità che si propone sono in particolare: 1) Attuare un processo di valorizzazione del vitigno autoctono Trentino per eccellenza, il Teroldego; 2) Valorizzare, insieme, ogni aspetto inerente la produzione e la commercializzazione del prodotto, in un’ottica inclusiva secondo la quale ogni processo assume fondamentale importanza. 3) Migliorare e migliorarsi attraverso condivisione, ricerca e confronto.