Questa bottiglia è la dimostrazione pratica e incontestabile che quando ti poni sul terreno della produzione industriale standardizzata e, pur tenendo ferma l’asticella della qualità media, imbocchi la strada senza ritorno del prezzo, c’è sempre qualcuno più bravo di te; più abile commercialmente e/o più forte sul fronte dei volumi: e quello ti fotte. Quello è capace di fotterti. Irrimediabilmente.

Faccio questa premessa perché spesso, a margine delle mie frequenti intemerate sulle denominazione trentine violentate in GDO dai produttori cooperativi industriali, dalla brava gente che tiene in mano la vitivinicoltura locale e insieme stringe sempre più stretto il guinzaglio attorno al collo di 8 mila contadini trentini, mi sono sentito rimproverare pressappoco così: “Sì, però non tutti possono permettersi le bottiglie premium, e invece noi, cooperatori democratici facciamo bere tutti  mediamente bene e allo stesso tempo garantiamo una adeguata remunerazione ai viticoltori”. Insomma le stesse solide argomentazioni che usano i fascioleghistisovranisti del giorno d’oggi quando per insultarti ti apostrofano sputandoti in faccia l’epiteto definitivo di comunista col rolex.
Sì, certo, ochei. Va bene. Avranno pure ragione i cooperatori democratici di (cosa) casa nostra. Ma come la mettiamo quando sullo scaffale del grande supermercato sotto casa ci imbattiamo in una bottiglia come questa: un Cava, metodo classico spagnolo, a 2,99 euro? E soprattutto come la mettiamo quando dopo averlo assaggiato non ti penti di aver spesi quei tre maledetti euro. Anzi torni a farne scorta: perché una bottiglia così ci può stare senza disdoro sulla tavola imbandita di cappone e capitone dell’italiano medio per la cena del 24 dicembre, per il pranzo di Natale e anche per il cenone di San Silvestro. 

Cava Arestel – Extra Brut (2016), prodotto da un gigante come Arsa di Barcellona sotto il brand VidVica. Il vino base, dice la scheda, è ottenuto da uve autoctone: Xarel-lo, Parellada e Macabeo. In Italia è arrivato al prezzo imbattibile, almeno fino a questo momento, di 2,99 euro grazie a LIDL, dove lo si può trovare in normale assortimento insieme alla versione Rosé (che però non ho provato).

approfondimenti e ulteriori dettagli su www.vinialsupermercato.it a cura di Davide Bortone

Assaggio

Versato nel bicchiere si presenta con i toni di un bel paglierino carico con riflessi dorati, la spuma risulta abbastanza densa e voluminosa e il perlage sufficientemente scattante e fine, sebbene non sia molto persistente. Il naso è classico di crosta di pane e una leggera pasticceria Chantilly, su cui tuttavia si innervano sensazioni di buccia di arancia caramellata.
Tutto questo senza stupire. E senza effetti speciali.
La vera soddisfazione tuttavia arriva in bocca. L’attacco è subito verticale, citrico. Da vero extra Brut. Però senza esagerare, senza disturbare, anche perché si stempera rapidamente in una sensazione più erbacea e poi leggermente ammandorlata e insieme di bergamotto che dura a lungo. In un gioco di sensazioni equilibrato e molto, ma molto, piacevole. E soprattutto duraturo. Molto duraturo. È un metodo tradizionale che da soddisfazioni. Davvero. Sia in bocca. Sia nel portafogli. Da farne scorta per Natale. E se gli dovessi dare un giudizio espresso in decimi, direi: 7++.
Cava Arestel – Vintage Extrabrut: Euro 2.99, in assortimento sugli scaffali LIDL.