A margine dell’ammissione delle colline del Conegliano e Valdobbiadene fra i beni tutelati dall’Unesco, per non tradire il tradizionale provincialismo altalenante fra autarchia e autoreferenzialismo delle classi dirigenti trentine, lo svettante assessore al Turismo della Provincia di Trento, Roberto Failoni ha dichiarato alla stampa: «… Io ho una sorta di sogno, che mi auguro di vedere realizzato. Quale? Quello che ad un avventore che entra in un locale della nostra provincia e chieda un “Bicchiere di Prosecco”, si risponda “Ci scusi, ma qui noi serviamo il Trento doc“».

Assessore, mi consenta una breve chiosa.  A parte le bollicine (ma quelle le fa anche la Coca Cola) cosa c’entra il Prosecco con il Trento? Che senso ha mettere in competizione due territori e due terroir? E mettere a confronto due metodi così differenti? E vitigni così diversi? Mi permetta di dirle, caro (?) assessore che questo modo di ragionare rischia di essere dannoso, e perfino suicidiario, proprio sotto il profilo dell’identità interpretata in chiave territorialista. E fa male soprattutto al Trentino.