1E’ in parco monumentale della viticoltura trentina, è il vigneto di Lambrusco a foglia frastagliata (più noto con il nome di Enantio) che si estende per poco più di mezzo ettaro sulla riva destra dell’Adige, a cavallo fra la provincia di Verona e quella di Trento, ad Avio. Ma ora la splendida architettura delle viti piantate oltre un secolo fa, alla fine dell’Ottocento, rischia di scomparire. Ciò che non è riuscita a fare la filossera negli anni Venti ora lo sta facendo il mercato. I proprietari del podere, infatti, hanno deciso di «modernizzare» la loro coltivazione e di convertirsi al Pinot Grigio: altre rese e altre soddisfazioni. Almeno economiche e almeno nelle intenzioni visto l’andamento del mercato. Ma gli affari sono affari e non guardano in faccia ad alcuno. Figuriamoci alla storia e alla tradizione. Sta di fatto che il vigneto storico franco di piede ora è in pericolo; anche se lo scorso anno la Viticoltori in Avio, a cui i proprietari conferiscono le uve, ne trasse un’ottima vinificazione effettuata con sistemi tradizionali, a partire dalla pigiatura morbida con i piedi. Per salvarlo si stanno muovendo in tanti. In questi giorni è previsto un sopralluogo da parte dei tecnici della Fondazione Mach. Ieri è arrivata ai giornali una nota di Tiziano Tomasi, padre di Cadalora ma soprattutto ricercatore di vaglia dell’istituto di San Michele che si occupa, appunto, della salvaguardia delle varietà tradizionali: «Di vigneti come questi in Trentino, e in Italia, non ce ne sono molti, sono i nostri angeli custodi. Sono la testimonianza di un materiale genetico che per tante ragioni è riuscito a passare indenne attraverso la tragedia della filossera; il Trentino del vino non può permettersi di perdere un patrimonio sia genetico che strutturale di questo genere. Nei prossimi giorni cercheremo di mettere in piedi un progetto di salvaguardia e di tutela, il che significa anche un piano di finanziamento, per convincere i proprietari a recedere dal loro sciagurato progetto di riconversione. Ma l’abbattimento delle viti deve essere fermato subito». Dall’istituto di San Michele, l’allarme per l’enantio storico arriva ad Avio, alla Viticoltori. Anche Matteo Mattei, l’enologo che da qualche mese ha in mano le redine della cantina, ieri chiedeva di fermare l’abbattimento: «Ci vuole un progetto di valorizzazione che riesca a persuadere i proprietari a tornare indietro dal loro proposito, so che loro chiedono un intervento che si estenda almeno lungo un arco temporale di dieci anni; potrebbe farlo la Provincia, forse l’assessorato all’agricoltura o quello al turismo, facciano loro, ma qualcuno ci deve pensare. Si tratta di un patrimonio genetico di valore inestimabile».