Fuori in piazzetta il carnevale impazza: ragù e maccheroni per tutti. Il saturnale di Villalta è sempre stato così: un appuntamento di socializzazione sfrenata a cui nessun alense ha mai voluto rinunciare. Intanto in posta elettronica arriva una email di Patrizia, una mia amica giornalista e scrittrice di Rovereto. Mi manda una sua riflessione su questa giornata di otto marzo. Stanotte avevo promesso che vi avrei risparmiata la retorica di questa ricorrenza. Tuttavia, questa è un'altra cosa. E' la scrittura di una donna per le donne. E' una scrittura femminile che non fa sconti. E che non li chiede. Ma è anche una riflessione che può essere utile agli uomini che vogliono imparare ad essere amici delle donne.. Io ho letto questa riflessione di Patrizia accanto ad un bichiere del mio vino arancione: il Gewürztraminer Maso Michei. Mi pare l'accostamento più adatto che riesco ad immaginare. Buona lettura! ... CLICCA IL LINK QUI SOTTO PER CONTINUARE A LEGGERE >>>
Fuori in piazzetta il carnevale impazza: ragù e maccheroni per tutti. Il saturnale di Villalta è sempre stato così: un appuntamento di socializzazione sfrenata a cui nessun alense ha mai voluto rinunciare. Intanto in posta elettronica arriva una email di Patrizia, una mia amica giornalista e scrittrice di Rovereto. Mi manda una sua riflessione su questa giornata di otto marzo. Stanotte avevo promesso che vi avrei risparmiata la retorica di questa ricorrenza. Tuttavia, questa è un’altra cosa. E’ la scrittura di una donna per le donne. E’ una scrittura femminile che non fa sconti. E che non li chiede. Ma è anche una riflessione che può essere utile agli uomini che vogliono imparare ad essere amici delle donne..
 
Io ho letto questa riflessione di Patrizia accanto ad un bichiere del mio vino arancione:  il Gewürztraminer Maso Michei. Mi pare l’accostamento più adatto che riesco ad immaginare.
Buona lettura!
 
A TE LA MIA MIMOSA
di Patrizia Belli
 
 
“Mi piace che mi regalino la mimosa anche se è il fiore che dura di meno al mondo, e questo Patrizia Belli, giornalista e scrittriceindubbiamente fa pensare”, dice la poetessa Vivian Lamarque.
Strano fiore, la mimosa. Con quei batuffoli soffici, giallo canarino, pare disegnata da un bambino. Fiore delicato eppure violento nel profumo. Dicono che significhi forza e che sia stata scelta a emblema dell’8 marzo proprio perché come la donna, sotto fattezze delicate, nasconde grande tenacia.
Oggi nel giorno della mimosa ricordo un altro fiore: una rosa bianca, perfetta, che lentamente annerisce, imbrattata da un male che nasce da dentro. È la rosa dello spot sulla violenza alle donne, la più segreta, la più turpe, quella che spesso si consuma tra le mura di casa. Ma è immacolata la mimosa che idealmente pongo sulle tombe di due bambine: Yara e Sara, assieme alle parole di indicibile tenerezza di O. Wilde “Fate piano, sono qui vicine sotto la neve, parlate adagio, possono sentir crescere le margherite”. Vorrei poi donare una mimosa a ogni ragazzina dell’Est che giunge nel nostro civile Paese piena di speranze, per poi scoprire che la attende un marciapiede.
E una mimosa lascerei sulla scrivania di chi governa per dirgli che senza le donne non giungerà quel rinnovamento profondo di cui ha urgenza la politica e l’economia.
Mi piacerebbe anche vederla infilata tra i capelli di tutte quelle giovani consapevoli che il nostro Paese non è abitato solo da femmine che vivono il sesso come un fast food. All’apparenza è un modello che può sembrare vincente, ma non è così, perché pochi tra qualche anno ricorderanno i nomi di queste starlette televisive mentre donne come Simone Weil, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, San Suu Kyi… hanno tracciato la storia. E anche se qualcuno non le conosce, non importa, perché la cultura, la consapevolezza, la dignità che queste donne hanno seminato esiste e germoglia.
E poi vorrei inviare la mia mimosa nel mondo, a lenire il lungo pianto e l’urlo di rivolta delle donne del Nord Africa che lottano per la libertà e quelle che tra i poveri sono le più povere.
Infine la regalo a me stessa e a tutte le donne che lavorano e lo fanno con passione pur sapendo che, a parità di impegno, percepiscono uno stipendio più basso degli uomini. Donne che riescono a far lievitare da 24 a 27 le ore d’una giornata (ricerca della Camera di commercio di Milano). Donne che con una mano girano il sugo e con l’altra aprono le mail, che nello stesso istante vestono il bambino per la scuola e stirano la camicia al marito, che si ricordano della tintoria, della spesa, del compleanno della suocera, del bollo scaduto e riescono pure a presentarsi in ufficio in orario.
Simone de Beauvoir sosteneva che donne non si nasce, si diventa. Nel caos di questo nostro mondo, coi tempi compressi, con mille discriminanti, con soffitti di cristallo ancora da rompere, io non so racchiudere in una frase la molteplicità dell’universo femminile, ma so che vivrò l’8 marzo come la giornata dell’orgoglio d’essere donna, perché le donne che incontro, che conosco sono forti, belle e capaci. Donne che si spendono ogni giorno per diventare migliori. Donne che sanno volare in alto. Oltre la metà del cielo.