Tornerò a Parigi. E' da stamattina che ci sto pensando. E ora ho deciso. L'idea ha cominciato a girarmi in testa mentre, fra un caffè e l'altro, su repubblica.it mi sono imbattuto in un articolo di Gianni Mura (Il burbero maestro di tutti i cantautori). Difficile sfuggire alla tentazione di un suo pezzo, anche quando scrive di calcio, materia di cui, detto per inciso, a me non frega niente. Ma è uno di quei pochi giornalisti che riescono sempre a prenderti per mano con leggerezza e a portarti subito dentro la storia. Facendotela vivere come fosse la tua. Ma torniamo a Parigi e alla Francia. Questa mattina Mura raccontava di ... CLICCA SUL LINK QUI SOTTO PER CONTINUARE A LEGGERE IL POST >>>

Tornerò a Parigi. E’ da stamattina che ci sto pensando. E ora ho deciso. L’idea ha cominciato a girarmi in testa mentre, fra un caffè e l’altro, su repubblica.it mi sono imbattuto in un articolo di Gianni Mura (Il burbero maestro di tutti i cantautori). Difficile sfuggire alla tentazione di un suoGeorges Brassens (fonte repubblica.it)pezzo, anche quando scrive di calcio, materia di cui, detto per inciso, a me non frega niente. Ma è uno di quei pochi giornalisti che riescono sempre a prenderti per mano con leggerezza e a portarti subito dentro la storia. Facendotela vivere come fosse la tua. Ma torniamo a Parigi e alla Francia. Questa mattina Mura raccontava di una mostra che si aprirà fra due giorni (e durerà fino ad agosto) alla Cité de la Musique, nella captale francese. Una mostra tutta dedicata ad uno di quegli uomini del secondo Novecento senza i quali la nostra vita, almeno fino alla mia generazione, non sarebbe stata la stessa. Una mostra dedicata a Georges Brassens, il padre – insieme a Brel e a Ferré – degli chansonniers francesi. E non solo. Senza di lui non avremmo avuto Faber, tanto per dire, e nemmeno tanti altri, né in Italia né altrove. Insomma uno di quelli che ci hanno cambiato la vita e ci hanno insegnato a guardare la vita dal punto di vista della strada; il punto di vista delle puttane e dei disoccupati, degli ubriachi e di quelli che si smazzano la giornata per tirarare a campare. Un poeta anarchico da osteria (ma di sé diceva “Io non sono un poeta, o forse solo un pochino. Mescolo parole e musica e poi canto)  che conquistò Parigi e la Francia dal palco dell’Olympia, entrando “in scena con la chitarra tenuta come una zappa …Perfetto per l’Olimpya e per un tavola d’osteria. Questo è Brassens: grandemente semplice e semplicemente grande, scrive Mura. Mi è venuta voglia di Francia – e anche di osteria – alla fine di questo articolo.

 

Nb 1: Non ho parlato né di vino né di cibo in questo post, ma ho parlato di Francia e di osterie. Mi pare possa bastare.

 

 Nb 2: Torno ancora su Brassens, e posto altri due video da youtube: la stessa canzone (Le Gorille), cantata in italiano da Faber e in dialetto milanese da Nanni Svampa (fra l’altro uno dei primi che in Italia si lasciarono influenzare dallo chansonnie francese e di cui fu uno dei più acuti studiosi ed esperti). Buon ascolto!