Lo Champagne di Cesare Battisti

 

Domani, 12 luglio, ricorre l’anniversario dell’omicidio di Cesare Battisti, giustiziato per impiccagione nel 1916 dal boia asburgico. Trentino Wine ricorda il sacrificio del Martire, ospitando un breve ma accurato contributo di Rusticus. Che, fra le altre cose, ci racconta anche dello Champagne di Battisti. Orbene, questo è un aneddoto quasi sconosciuto e mai del tutto verificato dai biografi ufficiali. Ma a noi, champagnisti per passione, piace credere sia vero. Ci piace l’idea del nostro Martire impegnato, a fine Ottocento, a diffondere anche in Trentino, con una prosa già velatamente irredentista, un metodo classico trentino: Valentini. Nel 1899, Battisti aveva 24 anni e si era appena sposato con Ernesta Bittani, su “La Strenna dell’Alto Adige” (la copia originale è conservata presso la Biblioteca Civica di Rovereto), appare una manchette pubblicitaria. E’ la reclame dello “Champagne Valentini  – Calliano presso Trento”, prodotto da un pioniere, ancora prima del mitico Giulio Ferrari, della tradizione spumantistica trentina. Bene, in quel delicato riquadro pubblicitario compare uno slogan dal sapore già vagamente irredentista:

Champagne Valentinivenne giudicato da persone competenti uno dei migliori, superando quello di molte marche, che anche a prezzo superiore, viene fabbricato in Austria…”.

E quindi’? Il fatto è che in basso a destra della manchette compare il nome del distributore trentino (depositario): Cesare Battisti. Sarà il nostro martire o un suo omonimo? Andrea Andreotti, autore del libro  “Spumante trentino. Storie di uomini, cantine, talento” (Artimedia, 1999), allo Champagne Valentini dedica un breve passaggio, indicando come “particolare interessante” il fatto che il distributore fosse, appunto, Cesare Battisti. Andreotti non si dilunga oltre su questo dettaglio, ma il fatto che lo consideri “particolare interessante” fa pensare che anche lui fosse convinto, come noi, che il Cesare Battisti “depositario” di Champagne in Trento fosse, per l’appunto, il Cesare Martire. Questa interpretazione, del resto, potrebbe essere suffragata dal fatto che i genitori dell’eroe irredentista, a Trento erano titolari della nota Drogheria Battisti di via Dordi. La stessa in cui lavorerà, negli anni Venti, anche Bruno Lunelli, geniale capostipite della famiglia che oggi controlla il marchio Ferrari. Vorosimile che in una drogheria si vendesse, appunto, anche vino e Champagne. Storie di spumantisti e di pionieri trentini del metodo classico che magicamente si intrecciano in questa città di mezzo.

A noi di Trentino Wine, lontani dalla birra, dai birrai austriacanti e dalla retorica pantirolese, che tanto provincialmente viene enfatizzata dalle nostre istituzioni provinciali, piace pensare che questa storia sia vera: perché mette insieme il nostro cuore che batte, italianamente, a sinistra (come quello di Cesare) e la passione per il Metodo Classico. Naturalmente, siamo qui anche per accettare smentite e diverse ricostruzioni di questa che sembra una bella storia trentina, irredentista, champagnista. E di sinistra. Se qualcuno è in possesso di documentazione, a conferma o a disconferma, si faccia avanti. Perchè anche su questa cosa sarebbe bello fare chiarezza.

Cosimo Piovasco di Rondò

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Trento, Fossa del Castello del Buonconsiglio – mattino del 12 luglio 1916.

di Rusticus

220px-Cesare_Battisti_morto Con picchetto in uniforme da campagna si procede all’impiccagione di Cesare Battisti, dottore geografo, giornalista, socialista, deputato al Reichsrat, (Parlamento di Vienna) e alla Dieta di Innsbruck per il Trentino.

Battisti è l’ufficiale degli Alpini fatto prigioniero sul Monte Corno, in Vallarsa, sul fronte italiano a pochi chilometri da Trento, catturato da un altro trentino, lui però in divisa austriaca da Kaiserjäger.

E’ la nostra storia di gente di confine, una storia che si ripete talvolta con monotonia incredibile.

Accusato di alto tradimento, il Tribunale Austroungarico cerca in ogni modo il suo pubblico pentimento: giustiziare un ex parlamentare austriaco avrebbe imagedato forza al nemico (Italia), mentre una richiesta di grazia avrebbe prodotto un risultato positivo per la politica-militare dei fronti, su cui combattevano anche migliaia di trentini in entrambi gli eserciti.

Come si vede i pentiti sono sempre di moda, quasi quanto noi gente di frontiera.

Cesare Battisti nel dichiarare al tribunale di essere fermamente fiero di quanto fatto, detto e scritto per l’annessione all’Italia dei territori di lingua italiana (Trento, Trieste e dintorni), si condanna da sé, consegnandosi volutamente al cappio di un boia forse ubriaco, ma sicuramente maldestro nella professione.

In una mattina di luglio (dalle varie foto dell’epoca sembra più noiosa che altro) si conclude drammaticamente la storia, la vita di un uomo coraggioso, onorato giustamente in ogni città, da nord a sud.

La presenza e l’attività di Battisti a Trento è meno nota ma altrettanto valida e significativa.

vita trent - 1905 Come giornalista fonda nel 1900 il quotidiano “Il Popolo”, il settimanale “Vita Trentina” e “Tridentum”, rivista di studi scientifici dedicata all’illustrazione del Trentino; come geografo studia il territorio della Valle d’Adige (definisce la Piana Rotaliana: il giardino vitato d’Europa) e infine eccolo, con il padre, probabilmente anche attivo distributore di vini locali.

Lo prova questa pubblicità dello “Champagne Valentini” di Calliano. Un precursore di Ferrari?

Nella spiegazione del prodotto vi è un pizzico di irredentismo, stavolta commerciale:

Venne giudicato da persone competenti uno dei migliori, superando quello di molte marche, che a prezzo anche superiore, viene fabbricato in Austria”.

Spumante, Frizzante, Trento, Austria, Champagne: una sintesi quasi poetica della confusione che in qualche modo esiste ancora.

Certo che allora in Trentino la birra viaggiava poco, essendo di moda Disegno satirico Italia 1915 l’”aquarol”, un merlottino leggero e trasparente, come l’acqua appunto; la Bastiglia non era di attualità in quanto eravamo rivoluzionari per i fatti nostri e la parola “Champagne” non era supportata da codici d’onore doc.

Battisti, Ti ricorderà qualcuno come si fa per l’oste Andreas Hofer?

Siamo sicuri di sì: lo faranno anche domani i tuoi Alpini sul Doss Trent! Non sappiamo invece se lo faranno le autorità civili che invece sono solite frequentare il santuario di San Romedio.

Noi invece, caro Cesare Martire, ti ricordiamo così, con questo post. E ci aggiungiamo a quella sparuta schiera di socialisti trentini,  che ogni anno ad inizio luglio, guidati da Nicola Zoller, si inerpicano sul Monte Corno per renderti omaggio.

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Ancora oggi in Trentino si produce uno Metodo Classico “A.Valentini”. E’ un etichetta di Vivallis, la coop vinicola di Nogaredo subentrata a Sav. Sin dal nome, un omaggio all’icona del pionierismo spumantistico trentino, quel Armido Valentini da Calliano, che distribuiva i suoi Champagne, allora probabilmente ottenuti dalla rifermentazione in bottiglia di uve autoctone, attraverso la Drogheria Battisti di Trento. Omaggio ad un territorio e a una storia di territorio, ma anche alla storia della viticoltura cooperativa lagarina: negli anni Trenta, dopo la grande depressione, la cantina Valentini di Calliano, infatti, fu assorbita dalla cooperazione agricola di cui oggi Vivallis è espressione. 

brut_spumante Oggi il Brut, quasi extra, Valentini è un Blanc de Blancs, ottenuto da uve coltivate sulle colline alte di Volano (Tn) oltre i 400 m. di altitudine. Nacque, anzi rinacque, negli anni Novanta grazie ad un’idea di due maestri, Flavio Salvetti e Leonello Letrari, che ancora oggi collabora con Vivallis e Mauro Baldessari alla buona riuscita di questa bottiglia, che si fa 30 mesi di rifermantazione sulle pupitres. E’ un metodo classico scattoso e grintosamente lungo, con un buon attacco iniziale. Propone buone sensazioni burrose e floreali. Assomiglia poco ad un Brut, come è dichiarato in etichetta, e si avvicina più al rigore e all’eleganza senza sbavature degli Extra, forse anche perché  in primavera alle basi viene risparmiato il passaggio malolattico. Il risultato, come si diceva, è quello un metodo classico d’altura, come si addicie alla tipicità del Trento. Con forza, carattere, buono spunto e macha acidità. Chissà se assomiglia agli Champagne Valentini-Battisti. Ma di sicuro è all’altezza della tradizione trentina.

Vivallis

Brut Valentini