Personaggi principali

Albergatrice: donna di una certa età, zitella ma piacente

Curiosa&Sospettosa: giovane donna, bona, fidanzata, ma anche no

Django: l’assaggiatore-giustiziere

——

Sinossi del Prologo

Django , a cavallo della sua enovettura 4 tappi e con una bara di legno al guinzaglio, irrompe nell’elegante sala d’assaggio di un Hotel cinque stelle, in cui sta per cominciare una degustazione. A giusta ragione, attira su di sé l’attenzione di tutti i presenti, che lo fissano con occhiate inquiete.

Le degustazioni invisibili: Il Teroldego Rotaliano e le femmine di Django -1° episodio

teroldego e django

Di Viola Violante d’Ondariva – Django con andatura da cowboy si avvicina al tavolo su cui era posata la bottiglia da sverginare. Si trattava di una pregiatissima bottiglia d’annata di Teroldego Rotaliano, monarca assoluto, ma senza discendenti, dell’autoctonismo trentino, regime ormai in stato di avanzata decomposizione. Il tastevin, battendo contro i bottoni metallici della sua camicia, faceva da metronomo al suo incedere agile. Tin tin tin…ad ogni passo un tin.

Intorno a lui solo occhi sgranati e il silenzio perforato da quei rintocchi metallici.

Ad un tratto sulla scena si materializza una donna di mezza età, in camicia bianca, gonna e calze nere, con un grembiulino bianco finemente orlato di pizzo nero. I suoi capelli tintocastano erano raccolti in una crocchia bassa, protetta da una retina sottile dello stesso colore dei capelli. L’austera donna era la proprietaria dell’albergo cinque stelle che ospitava la degustazione. Tutti, in città, conoscevano la sua nomea di zitella acida e il suo carattere non proprio dolce. Nessun uomo, infatti era riuscita a tenere a sé, nonostante fosse molto ricca e ancora molto piacente. Famoso, come dicevamo, era il suo temperamento arcigno, severo e invidioso delle donne giovani, belle e soprattutto corteggiate. Alberta Trice era il nome completo della donna, storpiato poi maliziosamente, vista anche la sua occupazione, in Alberga Trice, Albergatrice quindi.

Albergatrice, mettendo in bella mostra il suo didietro, si chinò per versare il sovrano Rotaliano nell’ipercucchiaio di Django e poi si dileguò in maniera frettolosa, non risparmiando, però, un’occhiata libidinosa al prospero cavallo (quello dei pantaloni) di Django.

Django rimasto, finalmente, solo al centro della scena, portò le mani sul volto alla ricerca di concentrazione, poi prese il tastevin e lo portò al viso.

Tutt’intorno occhiate inquiete e segni d’impazienza.

Django, avvicinò al naso il cucchiaio, lo fissò e immerse all’interno la sua lingua, strizzò le labbra e poi le fece schioccare. Quel concentrato vinoso di viole e lamponi, intanto, attendeva sicuro di sé il proferir del degustatore.

Con dei movimenti delicati del polso, poi, Django cominciò a mulinare il cucchiaio e il vino, in tutta risposta, cominciò ad ondeggiare sinuoso, malizioso, esibendosi in una danza concentrica, durante la quale i cerchi s’inghiottivano l’un l’altro.

“…mora, amarena, arancia, cocacola, menta, orzata, calippo ippo, ippo…”(*)

Finalmente Django si espresse, la tensione si allentò tutto d’un tratto, applausi scroscianti e liberatori si levarono nella sala.

Le sorprese non finirono lì.

Per congedarsi, con fare decisamente più rilassato, prese, un’altra bottiglia dalla forma super chic, ne lesse l’etichetta (questa volta trattavasi purtroppo di un Rotaliano cadetto), la stappò e la capovolse contro la candida tovaglia di finissimo filo di scozia ricamata.

Mormorìo incredulo tra i presenti e terrore per la fine che da lì a poco avrebbe fatto quella stupenda tovaglia. Per magia, sotto lo sguardo attonito deipresenti, dalla bottiglia scese non vino ma uno scroscio di fiori splendidi, fantastici, porpurei, dai petali generosi mai visti prima; una giostra floreale che macchiò la tovaglia che, se prima era bella, adesso era diventata magicamente bellissima. Albergatrice, conoscendo il prezzo del pregiatissimo filo di scozia, fu lì lì per incazzarsi sul serio, ma poi, anche lei sorpresa, si lasciò sfuggire un ghigno sorridente.

I fiori inattesi divennero omaggi per le signore presenti, ormai irrimediabilmente e cottamente innamorate di Django. Una in particolare non fece segreto di questa sua passione erotica appena sbocciata per il macho degustatore. Anche lei era nota alle cronache cittadine, ma al contrario di Albergatrice, lo era per la sua giovane beltà, per la sua esuberanza, per la sua curiosità, per il suo fare sospettoso e per il suo debole per la cicaleddha (**). Curiosa&Sospettosa, questo è il nome che userò d’ora innanzi per indicarla nei miei racconti e vi assicuro che di lei, come anche di Albergatrice, ci sarà un sacco da raccontare. (…continua)

Non me ne vogliano le lettrici e i lettori del blog, che certamente, si riconosceranno anche nelle prossime puntate. Il mio habitat è liquido, fatto di uve profumate e di alcool. Il mio mondo inizia e finisce in questo blog. Tutti voi insieme a Cosimo (l’altra faccia della mia luna e mio alter ego) siete il mio mondo, e di voi racconto.

Viola Violante d’Ondariva

(*) simpatico adagio usato dai venditori di gelati che cammiano a piedi nudi sulle assolate spiagge del sud

(**) letteralmente cicala; parola usata come sinonimo fallico presso le genti che abitano i mari della Magna Grecia