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Questo post doveva occuparsi di altro. Poi ho cambiato idea. Avrei voluto parlare della nuova campagna di comunicazione della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo. Immaginata per rilanciare il “principe” dei vini trentini. La campagna, firmata da Plus Comunication, una delle più prestigiose agenzie di comunicazione della regione, si è affidata all’immagine regale creata da un grande illustratore italiano, Marco Ventura, ed è rivolta al mercato locale.

Il Teroldego Rotaliano ha il suo Re.”, è lo slogan costruito attorno al Teroldego Clesurae. Un vino solido e possente da vecchie viti, che fermenta e si affina nel legno. Un bicchiere importante, di sicuro meritevole, che quest’anno è stato considerato degno di entrare nella rosa dei Top Wine di Bibenda, la guidona dei sommelier italiani dell’Ais.

Avrei voluto scrivere di questa campagna di comunicazione, per provare ad indagare i concetti di territorialità e di varietà mediati iconograficamente attraverso un richiamo autocelebrativo molto forte, soprattutto perché proiettato dentro un contesto locale. Ma lascio perdere. Il discorso sarebbe lungo e forse anche noioso. E finirebbe per tirare i ballo una serie di responsabilità che vanno ben oltre la coop rotaliana.

E quindi il post ha preso tutta un’altra strada.

La presentazione della campagna teroldegara, qualche giorno fa, infatti, mi ha offerto l’occasione per avvicinarmi ad un altro prodotto, anzi ad altri due prodotti, di questa coop trentina. Che interpreta il legame con il territorio in maniera differente, opposta e contraria, al suo diretto competitore di zona, il colosso industriale di Mezzocorona. Una storia lunga ottant’anni, 400 ettari vitati fra il primo lembo della Valle di Non e il fondovalle che spinge sino a Zambana e arriva fino alla collina di Faedo. Coltivazioni a Teroldego che si avvicinano al 50% dell’intera produzione. Buone rese medie a quintale, ancora sopra ai 100 euro, e ad ettaro, vicine ai 15 mila euro. Legata a Cavit, ma capace di mantenere una sua ampia autonomia decisionale e culturale rispetto ai diktat di Ravina. Insomma, un bell’esempio di cooperazione di primo grado, per fortuna ancora molto attenta alla dimensione territoriale.

Dunque, dicevo, che ho incontrati due prodotti che conoscevo poco: i due vini metodo classico appartenenti alla denominazione TRENTO, una riserva 50 mesi e un “base” 18/20 mesi. Il primo (2007) è il frutto di un mix Chardonnay (70%) e Pinot Nero (30%) e il secondo (2009) invece è un Blanc de Blanc. Sono il Redor Brut (assaggiata la sboccatura 2012) e il Redor Brut Riserva (sboccatura 2013).

Chiaramente si tratta di due vini molto differenti, ma segnati da un’idea di fondo che li accomuna: la piacevolezza profilata sul segno di una significativa freschezza. Che se è quasi scontata per il base, non lo è sempre per la tipologia riserva, costruita con un deciso passaggio in legno. Ma in entrambi i casi, sempre fatte le dovute differenze, si tratta di vini fragranti, scattanti e nervosi. Sono vini di filologicamente di montagna? Non lo so. Ma, al di là dell’origine altimetrica, entrambi interpretano perfettamente l’idea che ci siamo fatta in questi anni del cosiddetto “metodo classico di montagna”, dove per montagna si intende un contesto suggestionante più che una condizione altimetrica vera e propria: lo scatto prolungato e la freschezza. Elementi che emergono anche nella formula riserva, pur con il passaggio nel legno, che si sente e che però secondo me non appesantisce più di tanto, e con la prospettiva di un vino che in bocca deve allargarsi e avvolgere e impregnare completamente lo spettro sensitivo. In entrambe le bottiglie si nota una coerenza stilistica che passa per i fiori bianchi, i frutti polpolsi e la frutta secca. Più marcate queste due caratterizzazioni nella versione riserva, ma senza eccessi e senza tostature fastidiose. Forse un po’ stanco il perlage in questa versione, che resta però elegante e fine. Insomma due bei TRENTO cooperativi, a prezzi accessibili per il consumatore finale (euro 11,50 Redor Brut – euro 17,50 Redor Brut Riserva).

Buon TRENTO cooperativo a tutti.

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