Anche il numeri della vendemmia 2015 diffusi pochi giorni fa da Consorzio Vini del Trentino, confermano il profilo ormai consolidato del vigneto trentino e la sua funzionalizzazione estrema al mercato internazionalizzato del vino merce.

Come capita ormai da anni il 75 % delle uve raccolte è rappresentato dalle varietà bianche e il resto dalle rosse. Un disequilibrio a favore di Pinot Grigio e Chardonnay prodotto  dalle politiche di impianto imposte dall’industria cooperativa a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Nel 1980 le uve a bacca rossa rappresentavano l’80% della raccolta le bianche il restante 20 %. Già nel 1990 siamo a 60 % contro 40 %. A metà di quel decennio si raggiunge la parità. Sino ad arrivare alla situazione di oggi.

Le varietà autoctone, anche quest’anno,  restano confinate sotto la soglia del 15 %. Nel 1980 gli autoctoni rappresentavano, invece, circa il 60 % del vigneto, la facevano da padroni Enantio, Schiava e Teroldego. Quest’ultimo, in volumi, l’unico a non aver subito riduzioni (7%).

Fra le varietà a bacca bianca la sfida è ormai consolidata fra Pinot Grigio e Chardonnay. Da un paio d’anni stabilizzatasi a favore del primo 32 % a 28% nel 2015.

La produzione complessiva si attesta sul milione e 250 mila quintali, come nella media della seconda metà degli anni Duemila. Superiore allo scorso anno, ma ancora sotto al record del 2013.

Infine il Novello: secondo le stime di Consorzio Vini del Trentino quest’anno ne sono state prodotto 450 mila bottiglie.

La vendemmia è tutta qui.

(Elaborazione grafica e dati a cura di Consorzio Vini del Trentino)

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