Partite di minor pregio acquistate fuori provincia per produzioni Charmat
Il vino base spumante Chardonnay della vendemmia 2015 è stato venduto senza difficoltà a prezzi soddisfacenti. Lo afferma l’enologo Mauro Baldessari, direttore della cantina Vivallis Sav di Nogaredo che però tiene distinti due tipi di acquirenti: le cantine importanti che hanno acquistato le partite migliori destinandole alla produzione di spumante metodo classico e quelle che hanno acquistato partite della stessa varietà di vitigno dotate di minor pregio destinate alla produzione di vino spumante metodo Charmat. Una cantina di Modena, leader nella produzione e vendita di Lambrusco, acquista da due anni da Vivallis 2.500 ettolitri di vino base Chardonnay e ne ricava dopo 30 giorni un apprezzato vino spumante in quantità pari a 320 mila bottiglie che vende a 4,20 euro. Mauro Baldessari pone una domanda: ” Perché qualcuno non fa la stessa scelta in Trentino?”. Nereo Cavazzani, direttore enologico di Cavit nella seconda metà del ‘900, ha sperimentato un metodo Charmat denominato “metodo Cavazzani lungo”, perché il vino in autoclave rimane più mesi sui lieviti.

S. Ferrari

(su Trentino Agricoltura)

Questo ritratto impietoso – perché credo nessuno abbia il coraggio di affermare il contrario – della viticoltura trentina, lo fa il decano dei giornalisti di settore del Trentino, Sergio Ferrari, raccogliendo le parole del decano, perché così lo considero, degli enologi e dei direttori di Sociale del Trentino Mauro Baldessari. Queste parole sono state messe nero su bianco sulla rivista di settore della Provincia Autonoma di Trento.
Queste cose, io e qualche altro collaboratore del Blog, le diciamo e le scriviamo da molto tempo. Le denunciamo da molti anni. Inascoltati. O forse ascoltati e per questo emarginati.
Ora queste cose, ovvero la disfatta della viticoltura di territorio, però hanno il crisma dell’ufficialità. Non sono più la vaga denuncia ideologica di quei due poveri pirla di Trentino Wine.
Dunque, ecco qui la verità; ecco che fine fa una parte, una buona parte, di Chardonnay trentino: che rappresenta in ettari e in volumi di uva circa il 30 per cento del vigneto e della produzione provinciale. Lo Chardonnay coltivato nel vigneto Trentino Doc, diventa qualcosa d’altro: diventa, ben che vada, vino base per ottimi Charmat padani e oltre padani. Sotto questo commercio, legittimo si intende, si cela drammaticamente il vuoto nero di un progetto di vitivinicolo. Si nasconde, ma ormai neanche tanto, il fallimento della politica di territorio e di territorialità, sostituita dall’ideologia del mercantilismo mercificatore, che produce reddito per i contadini e fa fare bilanci alle Cantine Sociali. Ma fino ad un certo punto. Ma, allo stesso modo, devasta la reputazione della vitienologia territoriale.
E questo spiega anche i numeri contenuti in questa crudele tabellina, pubblicata sul rapporto Ismea 2015.

Il confronto fra Doc Trentino e Doc Alto Adige è impietoso.
A parità di volumi di vino certificato, che però l’Alto Adige produce a partire da un vigneto che è esattamente la metà di quello Trentino, il valore del vino sudtirolese risulta quasi doppio rispetto a quello trentino: 2,86 euro/Lt. contro 1,65 euro/Lt. .

doc trentino