Non erano trascorse nemmeno 24 ore da quando, venerdì, l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Trento Michele Dallapiccola, si faceva immortalare, felicemente, e sorridente, fra gli scaffali di un grande supermercato nell’atto sacralizzato – dai fotografi e dai gazzettieri di regime – di benedire l’ingresso del biologico (locale) trentino nella GDO: ieri il quotidiano L’Adige rilanciava la notizia dell’apertura, con orario 9 – 20, nel giorno di ferragosto di un punto vendita, a Trento, della medesima catena. Sacrificando, in una delle giornate di festa (insieme al Natale, alla Pasqua e al Primo Maggio) più vissute e sentite dell’anno, il sacrosanto diritto dei lavoratori al riposo, al tempo libero, alla famiglia. Alla festa.

E’ questo il contenuto etico, il valore aggiunto, di cui ha bisogno la filiera agro-alimentare del Trentino: l’assunzione a parametro valoriale degli stili alienanti espressi strutturalmente dalla grande distribuzione industriale?

E ‘ una domanda che mi sento di rivolgere, pubblicamente, non solo all’assessore ma soprattutto al suo gentile accompagnatore – non so a quale titolo lo accompagnasse -, che venerdì si  faceva immortalare felicemente, e sorridente, fra gli scaffali di un grande supermercatoi e che sull’ultimo numero di Terra Trentina (pg. 37 – 38), in una lunga, quanto noiosa e scontata, intervista, ci ha raccontato l’orizzonte etico, buono e giusto (e anche pulito) del “cibo delle Alpi” destinato a nutrire i gli indigeni – che se lo possono permettere – e il “turismo di qualità”.

E’ questo, quello espresso dall’IperPoli aperto dalle 9 alle 20 nella giornata di ferragosto, il suo modello di riferimento, dottor Angelo Giovanazzi? E’ solo l’asticella in basso dei ditiocarbammati, dottor Angelo Giovanazzi, che fa da bussola di riferimento all’estetica del Cibo (buono, pulito e giusto) delle Alpi? Si misura solo nel numero di coccinelle salvate nei campi, la qualità della vita dei consumatori e dei lavoratori? Bastano il miele biologico e lo zafferano del Monte Baldo, a compensare  lo smembramento quotidiano dei diritti collettivi dei lavoratori e delle loro famiglie, compiuto dai grandi gruppi industriali? Ma forse questo è un tema che non eccita abbastanza la fantasia dei talebani a giorni alterni e degli ideologi del cibo pulito (e giusto). E allora mi scusi, dottor Angelo Giovanazzi, per averla tirata in mezzo ad una discussione che, in fondo, non la riguarda nemmeno.