di Lorena Lancia – Venerdì scorso, in visita alla città di Trento, ho avuto il piacere di essere ospite di Palazzo Roccabruna – Enoteca Provinciale del Trentino , uno scrigno prezioso che racchiude storia e cultura di questi luoghi di montagna.

Nelle sale del palazzo, l’Enoteca Provinciale accoglie oltre 500 etichette a denominazione di origine controllata, espressione significativa di tutte le cantine, nonché dei vini più rappresentativi del territorio. Affascinata dalle numerose possibilità di degustazione e accolta dalla competenza del dottor Paolo Milani e dalla professionalità dei sommelier padroni di casa, ho trascorso alcune ore in compagnia dei vini trentini.

Il 1° flight era riservato alla degustazione del Trento D.O.C.: cinque preziosi calici di grande luminosità che declinano la piena padronanza delle abilità spumantistiche da uve Chardonnay e Pinot Nero.
“Domini Nero” 2009 di Abate Nero
Spumante che gioca sulla freschezza, l’acidità lascia poco spazio alle morbidezze senza intaccarne l’eleganza delle bollicine e l’armonia.
Brut Nature 2008 di Opera
La fase olfattiva poggiata su sentori di lieviti e frutta fresca introduce una suggestiva alternanza di sapori amaricanti ed acidi che portano ad una sensazione di pulizia decisa.
“Riserva del Fondatore” 2010 di Mach
Naso profondo che nasconde sentori di torrefazione e note tendenti al dolce, manifesta nella beva un ottimo bilanciamento delle componenti morbide e dure.
“Perlé Rosé” Millesimato 2009 di Ferrari
Una veste rosa antico intenso, attrae fin da subito per frutti rossi netti e torrefazione, anticipando un’elegante beva con una leggera ed intrigante affumicatura.
“Methius” Brut Riserva 1999 di Dorigati
Naso strabiliante e complesso per quantità e qualità di aromi: susina, camomilla, uvetta sotto spirito, miele, fieno, erbe balsamiche; la beva è equilibrata ed evidenzia sentori di tostatura ed un principio di stato ossidativo.
Di seguito, il Trentino D.O.C. coniuga la Nosiola nel 2° flight e Marzemino nel 3° flight.
La Nosiola, l’unico vitigno bianco realmente autoctono è immeritatamente poco presente nelle carte dei vini. Lo incontro nelle versioni 2015 di Gino Pedrotti e 2007 di Cantina Toblino. Si tratta di due espressioni inusuali e molto interessanti del vitigno: il primo prevede una macerazione delle bucce, il secondo una leggera sovramaturazione e un lungo passaggio in botte. In entrambi i casi siamo davanti al coraggio e al saper fare di due produttori premiati dal risultato.
Gino Pedrotti 2015
La mela renetta della Val di Non (raffinata, aromatica e acidula) introduce l’interessante naso ricco di note agrumate come il mandarino, cui si accostano fiori di pesco e miele; la presenza aromatica si rivela intensa anche in bocca; traspare una delicata presenza tannica.
Toblino 2007
Potenza e complessità di questa Nosiola si avvertono fin da subito con sentori di frutta tropicale, boisè e ricordi eterei; in bocca colpisce l’attacco morbido e polposo in armonia con una acidità bilanciata che accompagna verso un finale di carattere e tendenza amaricante.
Con il Marzemino entriamo nel tema dei rossi autoctoni. Marzemino dei “ziresi” 2013 di Maso Salengo, Marzemino d’Isera “Husar” 2012 di de Tarczal e Marzemino d’Isera 2003 di Nailam esprimono la tipicità del vitigno e offrono un vino versatile e di ottima beva, dimostrando che seppure non si tratti di una varietà con grandi velleità di evoluzione, vale la pena di degustarlo anche nelle sue versioni meno giovani.
Un esempio di produzione dalla sinistra orografica dell’Adige quale è il Marzemino dei “ziresi” 2013 di Maso Salengo esprime sentori floreali netti e delicati richiami di pepe verde, grafite e sandalo; l’ingresso morbido e polposo tende a chiudere in armonia con una liquirizia leggermente amaricante.
Con Husar 2012 di de Tarczal e Marzemino 2003 di Nailam ci troviamo invece sulla destra orografica dell’Adige. Il primo presenta un carattere deciso su note speziate e balsamiche, in bocca un ingresso fresco. Il secondo, nonostante le 13 vendemmie passate, si propone integro e vivo, donando percezioni di frutta matura e un ottimo equilibrio in fase di beva.
Il 4° flight è dedicato al Teroldego Rotaliano D.O.C. Con “Vigilius” 2013 di de Vescovi Ulzbach, “Nos” Riserva 2009 di Mezzacorona e “Granato” 2007 di Elisabetta Foradori, l’autoctono trentino per antonomasia mostra di non temere il passare del tempo e di poter essere un valido esempio di vino da medio invecchiamento.
Vigilius 2013
Naso potente ed intrigante su note dolci e speziate, libra un brezza salmastra che anticipa la freschezza di una beva ricca e piacevole.
Nos 2009
Attraente: fragolina di bosco matura e melograno stuzzicano l’attenzione; persistenza aromatica, freschezza, tannino e piacevole finale sulle note di liquirizia appagano totalmente la beva.
Granato 2007
Particolarmente concentrato e fitto, questo vino affonda le sue radici nelle pietre di cinque vigneti del Campo Rotaliano.
Tannini maturi e vellutati accarezzano il palato, in perfetta armonia con una struttura elegante e potente; non dimentichiamo la ricchezza aromatica olfattiva che spazia dai fiori alla frutta matura e sotto spirito, da note speziate e balsamiche a sentori empireumatici.

La mia degustazione volge quasi al termine con i vini dolci. Questo 5° flight presenta il Trentino Superiore – Castel Beseno D.O.C. “En Opere” 2015 di Cantina Aldeno e il Vino Santo 1994 di Gino Pedrotti. Si tratta di due esempi differenti di vino dolce. Il primo viene da uve aromatiche di Moscato Giallo; il secondo è il vino dolce del Trentino per eccellenza, fatto con uve Nosiola attaccate da Botrytis Cinerea, un vino in grado di sfidare il tempo.
En opere 2015
Questo Moscato giallo che subisce appassimento per minimo due mesi si rivela entusiasmante nell’espressione aromatica che vibra su corde di agrumi ed erbe balsamiche: cedro, lime, melissa, timo, salvia; ingresso morbido che richiama la dolcezza di una frutta polposa ben bilanciata dalla freschezza.
Vino Santo 1994
Connubio di Nosiola e Botrytis Cinerea (muffa nobile): tradizione e condizioni particolari della Valle dei Laghi offrono questa perla della viticultura trentina.
Di vendemmie ne son passate ormai 22 ma questo Vin Santo non fa trasparire segni di stanchezza, esprimendo potenza e vitalità in ampio ventaglio di sentori aromatici che pian piano si liberano dal calice.
Sentori di dattero, fichi, arancia candita, mallo di noce e miele di castagno creano l’atmosfera iniziale all’insegna della dolcezza, per poi lasciar spazio alla tostatura e legno di cedro oltre ad evolvere su albicocca disidratata, tamarindo, pesca gialla, castagne e ricordi dell’isola di Martinica: zucchero grezzo di canna e rhum.
In bocca la presenza di morbidezze è importante ma mai stucchevole, da valorizzare in tavola o in assoluta meditazione.

Suggello la mia visita all’Enoteca Provinciale di Palazzo Roccabruna con un prodotto che riassume i caratteri e le peculiarità del territorio e dei suoi abitanti: una buona grappa di Nosiola. E qui mi permetto di perdermi tra i pensieri per far tesoro della bella esperienza vissuta.