Egregio assessore Dallapiccola, come lei di sicuro sa, questi sono giorni decisivi per la governance della vitivinicoltura trentina e quindi per il futuro dell’intero settore.  Mercoledì, si capirà se i pochi vignaioli rimasti ancora all’interno di Consorzio Vini aderiranno all’invito, a nostro modo di vedere peloso, rivolto loro dal vertice dell’Ente di Tutela nei giorni scorsi: individuare uno o due rappresentati di categoria  da inserire all’interno di un CdA allargato. Dieci giorni dopo i soci di Consorzio si riuniranno in assemblea per approvare le modifiche statutarie e, soprattutto, per eleggere finalmente un presidente.
Questa operazione, e lei di certo ne è al corrente, avviene non a caso in un momento delicato: da oltre 4 mesi Consorzio Vini si muove e decide senza un presidente. E’ chiaro che al suo interno c’è un astuto dominus che muove i fili. Ma formalmente un presidente non c’è. E appare perlomeno grottesco, che decisioni destinate ad generare un impatto fragoroso sul futuro del settore, e del Trentino, vengano adottate da un organo apparentemente acefalo. Apparentemente.
Ma al di là di questo aspetto, gentilissimo assessore, c’è una questione di sostanza. Aprire le porte del CdA di Consorzio Vini, seppure in una posizione di sostanziale ininfluenza, ai rappresentanti dei pochi vignaioli ancora consorziati a palazzo  Trautsmanndorf, è una mossa politica devastante che chiude, a nostro modo di vedere nel peggiore dei modi possibili, la partita con l’arcipelago dei vignaioli trentini, che in larga maggioranza hanno aderito alla FIVI. E che ora si stanno attrezzando con un autonomo disciplinare di produzione su adesione volontaria, una specie di codice etico e deontologico a cui promettono di attenersi.
Chiudere la partita con loro, in questo modo, attribuendo un ruolo fittizio di rappresentanza ad un manipolo di vitivinicoltori di provata fede, è una sconfitta grave per il territorio e per l’immagine del vino trentino. E del Trentino nel suo insieme. Le faccio un esempio banale finché si vuole, ma forse illuminante: che idea del Trentino crede si faccia un wine lover piuttosto che un importatore internazionale quando (come è già accaduto lo scorso anno) entrerà nel  padiglione trentino di Vinitaly e scoprirà che ad abitarlo sono quasi esclusivamente le grandi cattetrali del vino industriale, con qualche cantina sociale di contorno in funzione arredativa? Quale idea del Trentino agroalimentare si farà quella gente, assessore?
Ed è per questo, e per la fiducia e la stima che riponiamo in lei, assessore, che noi di Trentino Wine le chiediamo di intervenire. Di alzare la voce e di sfoderare orgogliosamente tutta l’autorevolezza, e anche l’autorità, di cui lei, siamo certi, è capace. Per impedire che la questione, centrale, della rappresentanza del variegato mondo dei vignaiuoli venga bruciata in un’operazione di palazzo e di potere. E di facciata. Intervenga, assessore, rilanci il dialogo fra questi due mondi, quello degli industriali e quello dei vitivinicoltori artigianali. E si spenda, con la sua autorevolezza, affinché si apra un canale di dialogo giocato alla pari, in cui a tutti sia riconosciuta pari dignità. Lo chiediamo a Lei, assessore, perché, come ben comprende, questa non è solo una questione privata e di categoria. E’ una questione politica, intimamente politica; perché incide, fino a plasmarla, sull’identità futura del Trentino.
Buon lavoro, assessore Dallapiccola.
Con stima
il collettivo di Trentino Wine Blog