Cavit, il consorzione di secondo grado della cooperazione trentina da 180 milioni di euro di fatturato (che fral l’altro qualche giorno fa ha eletto il suo presidente Bruno Lutterotti  al vertice di Consorzio Vini del Trentino), nei giorni scorsi ha acquistato dal procedimento fallimentare La Versa – Viticoltori dal 1905, lo ha fatto insieme a Terre d’Oltrepò, una cantina fidata e amica; e non solo: soprattutto fedelissima socia d’affari del consorzio trentino attraverso la coop Cantine Palazzo.
Tutto bene e tutto a posto. Naturalmente.
Tuttavia c’è anche da dire che dietro, anzi davanti, La Versa c’è uno dei marchi – e insieme al marchio ci sono reputazione, competenza, qualità, tradizione – più prestigiosi della spumantistica classica italiana. Mentre davanti a Cavit, anzi dietro, c’è un efficentissimo manager lombardo, che in questo momento, è anche presidente dell’Istituto Trento Doc, l’associazione di tutela e valorizzazione della spumantistica trentina. Trento e Oltrepò insieme per obbligo d’ufficio, per obbligo d’affari cooperativi? Staremo a vedere. Intanto i manager impazzano. E impazzano i fatturati e gli affari.